MICHEL CASSIR
Gaza d’estate
mare sopracciglio aggrottato d’ammiraglio
terra filo spinato che srotola i suoi arabeschi
cielo assemblaggio di droni di tutti i colori
cielo piovra elettronica a cui il sole scava la fronte
terra che genera torri carcerarie
terra sempre più ridotta
mare illusione ottica i cui pesci
appartengono all’alta strategia di stato
cielo pioggia di lance che inchiodano al suolo ogni sussulto
di umanità
cielo capsula telecomandata dalla giustizia
divina che ha delegato il suo potere a delle
maschere democratiche
mare prosciugato nelle bocche dei bambini
che giocano tra i rottami del domani
scortica l’eco della conchiglia
il bambino bracca l’adulto con la sua paura cieca
come il tamburo sanguigno
panico e resistenza vecchio specchio
d’adolescente
terra enclave che respira attraverso i suoi tunnel
sotterranei scavati perfino con le unghie
queste arterie diaboliche dovranno essere sradicate
dalla memoria
saranno annegati in un lago di
compiacenza sotto l’occhio del padrone
presunto
cielo pentola di ventri vuoti che la terra
riempie di polvere mista a
frammenti di metallo
mare che sta annegando negli sguardi neri d’asfissia
contrariamente a quella vecchia poesia araba che
diceva che il mare è davanti e il nemico
alle spalle
qui ogni idea è costretta all’annientamento
né davanti né dietro solo il groviglio di
incubi ruggenti come
belve
fuori mare non è il mare né terra la terra e
cielo ne è appena una parvenza con i suoi
mormorii di spie supersoniche
dentro gran circo fatale in cui a volte ci
si diverte di tutto si corre disperatamente o
ci si rintana
nessun luogo è risparmiato quando i fulmini si impadroniscono
del povero cielo saturo unicorno senza più
fiato
Quanto tempo reggerà questo cielo
non solo teatro sperimentale di fuoco e
silenzio tattico ma cuore della
seduzione o dell’invettiva pioggia di
messaggi per suscitare il turbamento indigeno
dentro il cuore a contare teste e
corpi che si staccano come si
sfogliano margherite
sembra che questa terra sia nostra e con essa
parodia di cielo e almeno vista sul mare
con furtiva pesca ravvicinata
non tentare troppo la pazienza degli dei di
guerra
questi dèi zelanti giocatori di scacchi hanno diversi
ruoli punire assediare, ma anche educare
democrazia superdotata e surrettizia
noi siamo niente qui a Gaza alcuni
ostinati tutti qualificati terroristi donne
bambini adulti di pari ignominia
spennati e trasformati in entità astratte
per purificare lo spirito del colono e liberarlo
dalla nostra ossessione
ogni operazione contro di noi nuovo episodio
biblico delirio verboso di generali
il nostro labirinto immaginario in un fazzoletto
da tasca
i nostri piedi vagano ballerini impazziti in una gabbia
che nessuna scimmia ci invidierebbe
ma abbiamo abbondanza di oppressi
facciamo vibrare la vita quotidiana per farne
musica segreta
senza mare senza terra senza cielo il nostro grido
ricade sulle nostre teste con proiettili
per imparare a piegare la schiena
gas a Gaza
Gaza prigione con il gas al largo
Gaza gas gasato
gassiamo il futuro
Gaza striscia di terra da cui si attinge la riverenza
Gaza poema intrappolato nelle viscere
Gaza finzione modernità sul filo del rasoio
agosto 2014
Traduzione di Giancarlo Cavallo
MICHEL CASSIR
Gaza l’été
mer sourcil froncé d’amiral
terre fil barbelé qui déroule ses arabesques
ciel assemblage de drones de toutes nuances
ciel pieuvre électronique dont le soleil creuse le
front
terre engendrant des tours carcérales
terre peau de chagrin
mer illusion d’optique dont les poissons
appartiennent à la haute stratégie d’état
ciel pluie de lances clouant au sol tout sursaut
d’humanité
ciel capsule télécommandée par la justice
divine qui a délégué son pouvoir à des
masques démocratiques
mer se dessèche dans la bouche des enfants
jouant dans la ferraille du lendemain écorche l’écho du coquillage
l’enfant traque l’adulte de sa peur sourde
comme le tambour sanguin
panique et résistance vieillard miroir
d’adolescent
terre enclave qui respire à travers ses tunnels
souterrains creusés à même les ongles
ces artères diaboliques devront être extirpées
de la mémoire
elles seront noyées dans un lac de
complaisance sous l’œil du maître
présumé
ciel marmite de ventres creux la terre les
emplissant de poussière mêlée de
brisures métalliques
mer se noie dans les regards noirs d’asphyxie
contrairement à ce vieux poème arabe qui
disait que la mer est devant et l’ennemi
dans le dos
ici toute idée est acculée à l’anéantissement
ni devant ni derrière seul l’enchevêtrement de
cauchemars rugissant comme des
fauves
dehors mer n’est pas la mer ni terre la terre et
ciel en a à peine la semblance avec ses
murmures d’espion supersonique
au-dedans grand cirque fatal où tantôt on
s’amuse de tout on court éperdument ou
on se terre
nul lieu épargné quand les foudres s’emparent
du pauvre ciel saturé unicorne à bout de
souffle
combien de temps tiendra-t-il ce ciel
non seulement théâtre expérimental de feu et
silence tacticien mais au cœur de la
séduction ou de l’invective pluie de
messages pour susciter l’émoi indigène
au-dedans plus le cœur à compter têtes et
corps qui se détachent comme on
effeuille marguerite
il paraît que cette terre est nôtre et qu’avec elle
parodie de ciel et au moins vue sur mer
avec pêche rapprochée furtive
ne pas pousser trop loin patience des dieux de
guerre
ces dieux zélés joueurs d’échec ont plusieurs
rôles punir assiéger mais aussi éduquer
démocratie surdouée et sournoise
nous ne sommes rien ici à Gaza quelques
entêtés tous qualifiés terroristes femmes
enfants adultes à égalité l’ignominie
Août 2014
TAHAR BEKRI
Gaza come un ulivo morto
– Non vi permettiamo di esportare le vostre migliaia di rose nel mondo?
Colpa di Hamas
– Distruggiamo i vostri campi di grano, gli uliveti e il bestiame?
Colpa di Hamas
– Il vostro cielo è offuscato dai nostri droni e aerei?
Colpa di Hamas
– La vostra notte è lacerata dalle nostre scorribande e dai nostri razzi al fosforo?
Colpa di Hamas
– Vi chiediamo di lasciare le vostre case per bombardale?
Colpa di Hamas
– Il vostro rompere il digiuno nel mese sacro è una ciotola di sangue?
Colpa di Hamas
– Un ferito su due che arriva in ospedale è già morto?
Colpa di Hamas
– Abbiamo ucciso 447 bambini e un po’ più donne e anziani?
Colpa di Hamas
– Abbiamo bombardato anche le scuole delle Nazioni Unite in cui vi siete rifugiati?
Colpa di Hamas
– Assediamo il mare per evitare che i pesci entrino nelle vostre reti?
Colpa di Hamas
– I nostri carri radono al suolo le vostre pareti e le porte aperte?
Colpa di Hamas
– La nostra Tavola della Legge per voi: blocco, blocco e poi ancora blocco?
Colpa di Hamas
– Vi abbiamo ridotti a vivere nel sottosuolo come topi nelle gallerie?
Colpa di Hamas
– Ridiamo dei vostri razzi ridicoli nei nostri cieli?
Colpa di Hamas
– Uccidiamo i nostri soldati secondo la strategia di Annibale in modo che non diventino vostri ostaggi?
Colpa di Hamas
– Chiediamo ai giornalisti di allontanarsi dai siti dei massacri?
Colpa di Hamas
– Ci volete portare davanti alla Corte Penale Internazionale?
I nostri amici ve lo impediranno
Agosto 2014
Traduzione di Giancarlo Cavallo
TAHAR BEKRI
Gaza comme un olivier mort
– Nous vous interdisons d’exporter vos milliers de roses au Monde ?
C’est la faute au Hamas
– Nous détruisons vos champs de blé, vos oliviers et vos animaux ?
C’est la faute au Hamas
– Votre ciel est assombri par nos drones et nos avions ?
C’est la faute au Hamas
– Votre nuit est déchirée par nos raids et nos fusées éclairantes ?
C’est la faute au Hamas
– Nous vous demandons de quitter vos maisons pour les bombarder ?
C’est la faute au Hamas
– Votre rupture du jeûne en ce mois sacré est un bol de sang ?
C’est la faute au Hamas
– Un blessé sur deux qui arrive à l’hôpital est déjà mort ?
C’est la faute au Hamas
– Nous avons tué 447 enfants et un peu plus de femmes et de vieillards ?
C’est la faute au Hamas
– Nous avons bombardé même les écoles de Nations Unies où vous vous êtes réfugiés ?
C’est la faute au Hamas
– Nous assiégeons la mer pour empêcher les poissons de venir dans vos filets ?
C’est la faute au Hamas
– Nos chars rasent vos murs et vos portes ouvertes ?
C’est la faute au Hamas
– Notre Table de La Loi pour vous : blocus, blocus puis blocus ?
C’est la faute au Hamas
– Nous vous réduisons à vivre sous terre comme des rats dans les tunnels ?
C’est la faute au Hamas
– Nous nous moquons de vos ridicules roquettes dans nos ciels ?
C’est la faute au Hamas
– Nous tuons nos propres soldats selon la stratégie d’Hannibal afin qu’ils ne deviennent pas vos otages ?
C’est la faute au Hamas
– Nous demandons aux journalistes de s’éloigner des lieux des massacres ?
C’est la faute au Hamas
– Vous voulez nous traduire devant la Cour Pénale Internationale ?
Nos amis vous en empêcheront
Août 2014
FRANCIS COMBES
Per una bambina palestinese
È nata in un paese prigioniero tra il cielo ed il mare.
Ha imparato a giocare sulla stretta striscia di terra
chiusa dietro i fili spinati.
Ama sicuramente le bambole, i vestiti ed i libri
e sogna di diventare dottore.
Ha dieci anni,
È nata ed è cresciuta su una lingua di terra sovrappopolata
che si solleva verso il cielo
Ma non ha mai conosciuto la libertà delle nuvole.
È stata condotta in emergenza all’ospedale
uno scoppio di granata nell’orecchio.
(Paragonata ad altri, ha avuto fortuna)
È stata ferita all’epoca dell’attacco terrestre.
Altri sono stati uccisi
resteranno paralizzati per tutta la vita
o hanno perso i genitori sotto i bombardamenti.
Come loro, è cresciuta a Gaza, nel paese trasformato in campo,
nel ghetto, la riserva dei Palestinesi
dove regolarmente l’occupante uccide degli ostaggi a caso.
Non le parlate di storia,
non vi capirà.
Non le raccontate il mito di Davide e Golia.
El Jalout, l’eroe dei filistei, è un gigante disarmato
E non è una fronda che Davide ha nella mano
ma dei cacciabombardieri, dei droni, dei razzi teleguidati, dei carri armati
e lei sa che non è Dio che ha armato il suo braccio
ma l’America.
Ieri sognava di diventare dottore
Oggi vuole fabbricare dei missili
per lanciarli su Israele.
(Chi semina la morte raccoglie l’odio.)
Traduzione di Giancarlo Cavallo
FRANCIS COMBES
Pour une enfant palestinienne
Elle est née dans un pays prisonnier entre le ciel et la mer.
Elle a appris à jouer sur l’étroite bande de terre
enfermée derrière des barbelés.
Elle aime sans doute les poupées, les robes et les livres
et elle rêve de devenir docteur.
Elle a dix ans,
Elle est née et a grandi sur une langue de terre surpeuplée
qui se soulève vers le ciel
Mais jamais elle n’a connu la liberté des nuages.
On l’a conduite en urgence à l’hôpital
un éclat d’obus dans l’oreille.
(Comparée à d’autres, elle a eu de la chance)
Elle a été blessée lors de l’attaque terrestre.
D’autres ont été tués
resteront paralysés toute leur vie
ou ont perdu leurs parents sous les bombardements.
Comme eux, elle a grandi à Gaza, dans le pays transformé en camp,
dans le ghetto, la réserve des Palestiniens
où régulièrement l’occupant tue des otages au hasard.
Ne lui racontez pas d’histoire,
elle ne vous entendra pas.
Ne lui racontez pas le mythe de David et Goliath.
El Jalout, le héros des Philistins, est un géant désarmé
Et ce n’est pas une fronde que David a dans la main
mais des chasseurs bombardiers, des drones, des fusées téléguidées, des tanks
et elle sait que ce n’est pas Dieu qui a armé son bras
mais l’Amérique.
Hier elle rêvait de devenir docteur
Aujourd’hui elle veut fabriquer des roquettes
pour tirer sur Israël.
(Qui sème la mort récolte la haine.)