Juan Vicente Piqueras presenta in video il bellissimo libro di José Hierro “Quel che so di me” e legge alcune poesie contenute nell’ampia antologia. Le riprese e il montaggio sono di Giuseppe De Marco e sono state realizzate alla fine del 2021. Il volume, tradotto da Raffaella Marzano, edito da Multimedia Edizioni / Casa della poesia, ha una puntuale prefazione dello stesso Juan Vicente Piqueras.
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José Hierro: Quel che so di me
2021, Multimedia Edizioni
Pagg. 216, testo a fronte
ISBN: 978-88-86203-98-2
Collana: Poesia come pane
Traduzione e cura: Raffaella Marzano
€. 15,00
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Era un toro delicato, un uragano generoso, un uomo molto forte e molto fragile allo stesso tempo. La sua grande forza nasceva dalla sua vulnerabilità. La sua gioia nasceva dal dolore. Forse per questo motivo, la sua gioia e vitalità avevano una sorta di inquietudine. Ho sempre avuto la sensazione che Pepe Hierro stesse fuggendo. Da cosa non lo so. Ma fuggiva. Noi fuggitivi ci annusiamo. Forse stava scappando da quella prigione da cui non poteva fuggire. Fuggiva dalla guerra, da così tanta morte, da così tanta miseria, da così tanto carcere, dalla mediocrità del mondo, dal vai a sapere cosa. Una strana forma della sua fuga perenne era che non poteva scrivere a casa sua. Non poteva creare chiuso, da solo, tra le quattro pareti di una stanza o di uno studio. Forse gli ricordavano la cella di altri tempi. Aveva bisogno di libertà, rumore, vita intorno a lui. E andava a El Ideal, un bar vicino casa sua dove si trasformava in quel signore calvo nell’angolo che trascorreva ore a scrivere. Quell’uomo che disegnava con i suoi acquerelli o con vino o caffè. Quell’uomo con le stelle sulla fronte che ebbe sempre bisogno di libertà, che visse e morì col bisogno di aria libera, aria pura.
- Juan Vicente Piqueras
Era allo stesso tempo un re e un mendicante, un innamorato e un libertario, un critico feroce e un asceta che comprende tutto. Pepe era un rivoluzionario, un difensore delle libertà.
Ho conosciuto poche persone innamorate della vita come lui. Era perennemente innamorato. Pepe amava ogni cosa: il mare, la terra, i cieli, le donne, gli animali. E per questo mi piacerebbe spiegarvi l’identità di quell’incantatore di serpenti che conosciamo con il nome di José Hierro.
Perché non è facile sapere chi fu quell’uomo, quello straordinario poeta, quel musicista, quel pittore, quel falegname, quel muratore. Quell’essere a cui nessuna cosa umana era estranea. Soprattutto poiché egli in qualsiasi campo artistico era estremamente meticoloso, noi non possiamo avvicinarci alla sua persona e alla sua opera senza quella stessa meticolosità. Visse tutta la vita sul filo del rasoio, secondo la morale, secondo la musica dell’umanesimo. Pepe visse sempre in quello stato d’animo meraviglioso che chiamiamo morale o come direbbero i flamenchi: sempre a tempo.
- Francisca Aguirre
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