Felix Grande, uno dei più grandi poeti spagnoli contemporanei, è stato con sua moglie la poetessa Francisca Aguirre e la figlia, anch’essa poetessa, Guadalupe Grande, parte della grande famiglia di Casa della poesia. Scomparso improvvisamente nel gennaio del 2014, vogliamo ricordarlo con alcune sue poesie e una registrazione realizzata nel corso della sua partecipazione agli Incontri internazionali di poesia di Sarajevo nel 2008.
POETICA
Per come vanno le cose per come va la ferita
la fine può venire da qualunque parte
Ma cadrò dicendo che è stata buona la vita
e che valeva la pena vivere e andare in pezzi
posso morire di insonnia di angoscia o di terrore
o di cirrosi o di solitudine o di pena
Ma fino alla fine resisterà il fervore
morirò dicendo che la vita è stata buona
Posso restare senza casa senza gente senza visite
scalzo e senza un tozzo di pane e la dispensa vuota
Sospetto che la mia vita sarà così ed è gia scritto
Ma cadrò dicendo che la vita è stata buona
Possono uccidermi lo schifo la vergogna o la noia
o la tortura venale o una bomba omicida
Né questo mondo né io abbiamo rimedio
Ma cadrò dicendo che è stata buona la vita
Per come vanno le cose il mio cuore si colma
di porte che si chiudono con cautela e timore
Ma cadrò dicendo che la vita è stata buona
la voglio con fatica con orrore con amore
POÉTICA
Tal como van las cosas tal como va la herida
puede venir el fin desde cualquier lugar
Pero caeré diciendo que era buena la vida
y que valía la pena vivir y reventar
Puedo morir de insomnio de angustia o de terror
o de cirrosis o de soledad o de pena
Pero hasta el mismo fin resistirá el fervor
me moriré diciendo que la vida era buena
Puedo quedar sin casa sin gente sin visita
descalzo y sin mendrugo ni nada en mi alhacena
Sospecho que mi vida será así y ya está escrita
Pero caeré diciendo que la vida era buena
Pueden matarme el asco la verguenza o el tedio
o la venal tortura o una bomba homicida
Ni este mundo ni yo tenemos ya remedio
Pero caeré diciendo que era buena la vida
Tal como van las cosas mi corazón se llena
de puertas que se cierran con sigilo y temor
Pero caeré dicendo que la vida era buena
la quiero con cansancio con horror con amor
NOZZE D’ORO
Signora: da quando il tempo ci consuma
allo stesso modo il gelo avanza nelle nostre ossa
e nella nostra età diventiamo prigionieri
con questa fatica di risalire dal burrone
oggi che il calendario violento passa al vaglio
tutte le nostre cose e i successi
e appena ci resta qualche bacio
in cui, non la passione, l’anima è viva;
ora, signora, vecchia compagna,
già mezzo secolo a parlare in queste grate,
fra tante lacrime ridendo,
ora, di ritorno da tanti grandi danni
che ci hanno portato tanti anni,
ora, alla fine l’amore comprendo.
BODA DE ORO
Señora: desque el tempo nos derriba,
conforme el yelo avanza a nuestros huesos
y en nuestra edad nos vamos yendo presos
con este esfuerzo de barranco arriba;
hoy que el violento calendario criba
todos nuestros asuntos y sucesos
y apenas si nos quedan unos besos
donde, no la pasión, la alma está viva;
ahora, señora, compañera vieja,
ya medio siglo cablando en esta reja,
por entre tantas lágrimas riyendo,
ahora, de vuelta de tan grandes daños
como nos entregaron tantos años,
ahora es por fin cuando el amor comprendo.
LE ORE E GLI ANNI
Le ore, infinite
e gli anni, veloci.
I ricordi cominciano
a far male come colpi,
e i progetti nascono
con la ruggine nelle cerniere.
Fatica e affanno restano
e sabbia di clessidre.
Non voglio veder il tempo
mentre avanzano, docili,
le ore infinite
e gli anni, veloci!
Nelle fotografie,
come in vecchi tumori,
il dolore e la stanchezza
si affacciano ai bordi.
Attraverso loro risuonano passi
e in esse si sentono voci
e dietro ci sono porte,
alcove, corridoi,
e un fiume di mani che vanno
cieche, a tentoni, insonni.
Nelle fotografie:
come in vecchi tumori.
La mia vita è strapiena.
Il mio cuore senza nord.
Mi sono guardato allo specchio
nel mezzo della notte;
e mi sono visto confuso
con volti e con nomi
che vivono nei miei capelli bianchi
come fossero pantheon,
che mi guardano con occhi
amorevoli ed enormi.
Strapiena è la mia vita.
Il mio cuore senza nord.
LAS HORAS Y LOS AÑOS
Las horas, infinitas
y los años, veloces.
Los recuerdos empiezan
a doler como golpes,
y los proyectos nacen
con óxido en los goznes.
Fatiga y afán quedan
y arena de relojes.
¡No quiero ver el tiempo
mientras avanzan, dóciles,
las horas infinitas
y los años, veloces!
En las fotografías,
como en viejos tumores,
el dolor y el cansancio
se asoman a los bordes.
Por ellas suenan pasos
y en ellas se oyen voces
y tras ellas hay puertas,
alcobas, corredores,
y un río de manos que andan
ciegas, tentando, insomnes.
En las fotografías,
como en viejos tumores.
Repleta está mi vida.
Mi corazón, sin norte.
Me he mirado al espero
a alta hora de la noche;
y me he visto fundido
con rostros y con nombres
que habitan por mis canas
como por panteones,
que me miran con ojos
amorosos y enormes.
Repleta está mi vida.
Mi corazón, sin norte.
Traduzioni di Raffaella Marzano
Felix Grande, nato nel 1937, è considerato uno dei grandi innovatori della poesia spagnola degli anni Sessanta. Anche se nato a Merida, Badajoz, ha trascorso la sua infanzia e gli anni giovanili a Tomelloso dove suo nonno era capraio. Figlio di una guardia d’assalto, è stato chitarrista di flamenco fin a quando, secondo quanto racconta lui stesso, ha deciso di cambiare lo strumento con la letteratura, che nella sua penna possiede molti punti di contatto con la musica. La sua opera si è evoluta da una ispirazione machadiana e dal compromesso sociale di “Las piedras” verso una riflessione sul linguaggio e l’erotismo. È stato sposato con la poetessa Francisca Aguirre, dalla quale ha avuto una figlia, anch’essa poetessa, Guadalupe Grande. Ha ottenuto prestigiosi premi letterari e riconoscimenti. Felix Grande ha dichiarato spesso che i poeti che lo hanno segnato di più sono stati Antonio Machado, Luis Rosales, dei quali è stato discepolo e amico, e César Vallejo. Appassionato di musica, paroliere e chitarrista, famoso flamencologo, Felix Grande si è spento a Madrid il 30 gennaio del 2014.
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