
Tomaso Tiddia
TITOLI DI CODA
Come ciclisti sulla scia, poeti
funivia, l’unicità non preservò,
sfilato ogni respiro, nella selva
dei versi, i nostri lupi, e si sono
incontrati con le soffici nubi.
Oh, sanguinarono sulla platea,
per lo scalpello che incideva i nostri
nomi al contrario, si vedessero
negli specchi dei rayban dello sceriffo,
alla fine del film, mentre ci porta
sulla sedia elettrica, vittime
di stupidità certo più piccole
della nostra che impiccammo nei titoli
di coda, tra parentesi, le nostre
sincerità, i nostri superomismi
di poche parole, il pretenzioso:
non credeva nelle favole.

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