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Massimo Baraldi incontra Silvia Montemurro. Scintille 1.2025.


Cos’è per te la poesia?

La poesia per me, almeno negli anni dell’adolescenza, ha rappresentato una grande forma di salvezza. Penso alle opere di Cesare Pavese e di Emily Dickinson, i due poeti che per primi mi hanno fatto scoprire questo universo, che mi sforzavo di emulare scrivendo a mia volta: un esercizio grazie al quale in qualche modo io rinascevo, mi trasformavo, diventavo una persona migliore – ma soprattutto mi consolavo e coccolavo. Giulio Mozzi, in occasione dei suoi laboratori di scrittura che ho frequentato, amava ripetere una frase, probabilmente non sua: “Chi scrive poesie dopo i diciotto anni è un poeta oppure un pazzo”. Ecco: io non mi sono mai ritenuta una poetessa! Tengo i miei versi ben chiusi in un cassetto e non li farei mai leggere a nessuno: sono le mie frasi consolatorie. La poesia è la forma più alta di espressione raggiungibile con le parole, lascio che siano persone più dotate di me a muoversi tra quelle vette.

Hai un ricordo connesso a una poesia?

Ricordo il viaggio in treno in compagnia di un’amica – avevamo circa sedici anni e lei si divertiva a sbirciare tra le pagine del mio diario personale, più o meno consapevole del livello di intimità dei contenuti. Trovata la frase “Se non ci fosse la poesia ci sarebbe solo la lama e tanto sangue” alzò gli occhi dalla pagina e li fissò nei miei, sconvolta. “Davvero pensi certe cose?” mi chiese. Annuii. Ecco: per me la scrittura, in quel caso poetica, rappresentava davvero la salvezza. Riconosco in quelle parole e nella mia risposta di allora la carica di esagerazione e teatralità che riusciamo a esprimere forse solo nell’adolescenza, però resto convinta che la scrittura sia vita.
Capita anche che siano le poesie a venirti a cercare, esattamente come fanno determinati romanzi – e ogni volta è una scoperta nuova. Mi accadde lavorando a un’antologia di Antonia Pozzi, nel mio ruolo di correttrice di bozze: una rivelazione e l’inizio di un amore.

Quale libro di poesia (o poeta) ha acceso la tua immaginazione?

Sono solita iniziare i miei romanzi con una citazione – e spesso ho scelto di rendere omaggio ai versi di Cesare Pavese: lui è il poeta che più di ogni altro ha acceso qualcosa in me, non ho dubbi. Tuttavia, non è il solo ad avermi accompagnata nel mio percorso – tra questi cito volentieri Ada Negri, Alda Merini, Nazim Hikmet. Venendo ai contemporanei, ritengo si muovano in un mondo sempre più inaccessibile – almeno per me comune mortale – ma apprezzo Rupi Kaur, poetessa canadese di origine indiana, e Maria Chiara Razzini, giovane poetessa ad oggi ancora tutta da scoprire.

Silvia Montemurro è nata a Chiavenna, in provincia di Sondrio, la notte di San Lorenzo del 1987. Scrittrice, editor e writer coach, con E/O Edizioni ha pubblicato i suoi ultimi due romanzi “Le cicogne della Scala” (2024) e “La piccinina” (2023) – con Salani “L’orchestra rubata di Hitler” (2021). Collabora inoltre con periodici e quotidiani, sue opere sono state tradotte all’estero.

Feb 13, 2025Massimo Baraldi
Maram al-Masri: I figli della libertà / أطفال الحريةDevorah Major: Scrivere d’amore / Writing love

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Massimo Baraldi
Massimo Baraldi
2 months ago ScintilleInterviste, Massimo Baraldi, poesia, Silvia Montemurro99
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