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Martina Pasqualina Acampora: “MIYAZAWA KENJI, Una vita tra reale e ideale”

Martina Pasqualina Acampora è nata a Torre del Greco, in provincia di Napoli, nel 1995. Laureata triennale in giapponese e cinese decide di portare avanti lo studio delle due lingue e si iscrive alla magistrale presso l’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”. Dopo aver vissuto un’esperienza di studio a Tōkyō, in Giappone, torna a Napoli e vince una borsa di studio per l’Università degli Studi Internazionali di Xi’an. Ora è laureanda in lingua e letteratura giapponese.

Miyazawa Kenji (宮沢賢治) nasce il 27 agosto 1896, nel cuore dell’era Meiji (1867-1912), a Hanamaki, nella prefettura di Iwate. Personalità poliedrica, è poeta, scrittore, agronomo, pittore e musicista dilettante, nonché studioso di mineralogia ed esperanto. Ad oggi è probabilmente uno dei più importanti autori moderni di letteratura per ragazzi e uno degli scrittori più letti e amati in Giappone.

I suoi molteplici interessi pongono le radici negli anni della sua infanzia. Gli anni delle scuole elementari sono per il piccolo Kenji ricchi di stimoli grazie alla politica del bunmei kaika 文明開化 (“civiltà e illuminismo”), lanciata dal governo Meiji (1868-1912) al fine di diffondere la cultura occidentale in tutti i livelli della società giapponese. Il Giappone è invaso da un flusso di traduzioni di opere letterarie e scientifiche che giungono sin nelle più remote province, e alcune letture lasciano un’impronta indelebile nell’immaginazione del futuro scrittore.

Il padre, Miyazawa Masajirō, gestisce un banco di pegni, attività molto redditizia in una società agricola in cui le coltivazioni, principale fonte di sostentamento, erano spesso danneggiate da condizioni climatiche sfavorevoli. Attraverso l’attività paterna, il giovane scrittore impara a conoscere le drammatiche condizioni di vita dei contadini della regione, nei confronti dei quali sviluppa una forte sensibilità che lo accompagnerà nel corso di tutta la sua vita.1

Il rapporto padre-figlio, purtroppo, non è idilliaco: i due non condividono gli stessi ideali. Il padre, uomo di grande fede, esercita la sua attività con zelo senza lasciarsi impietosire dai concittadini messi in ginocchio dalle condizioni economiche sfavorevoli. Kenji, dal suo canto, si immedesima sin da subito nella loro condizione e soffre nel trovarsi, per nascita, dalla parte dell’oppressore. Un evento chiave, che contribuirà in modo significativo alla sua visione del mondo e soprattutto alla sua produzione artistica, è la lettura del Sutra del Loto. Proprio grazie agli insegnamenti del buddhismo Mahāyana, Miyazawa Kenji rafforza ulteriormente il senso di compassione nei confronti dei poveri contadini.

Nel tentativo di aiutare il prossimo, cerca di unire fede buddhista e scienza con lo scopo di alleviare le sofferenze umane. In molte sue opere, affianca i due mondi apparentemente inconciliabili, quello della scienza e quello della religione, che in lui si integrano a vicenda, concorrendo insieme al fine unico di migliorare il mondo. È proprio in vista di questo scopo che Kenji studia le scienze naturali, da lui intese come strumento attraverso cui tradurre in realtà un’ideale spirituale. La vita di Miyazawa Kenji si potrebbe spiegare come un costante tentativo di riconciliare dicotomie profonde: reale-ideale, esperienza-innocenza, uomo-natura e vita-morte.2

Fonte: https://www.nippon.com/en/views/b05804/

Per lo scrittore di Hanamaki tutti gli esseri devono operare per il bene altrui. Questo è ciò che si auspica nei celebri versi di una delle sue poesie più belle e celebri, Ame ni mo makezu 雨ニモマケズ (Uno che non si arrende alla pioggia), del 1931.3 Miyazawa la scrive sbrigativamente su un taccuino, ritrovato solo dopo la sua morte nel 1933.

Poesia “Ame ni mo makezu” scritta sul taccuino personale di Miyazawa Kenji

Fonte: https://kakunist.jimdo.com/2015/1

In questa poesia ricorre la prima dicotomia: “reale-ideale”. Descrive la persona che avrebbe voluto diventare, un uomo generoso e compassionevole, che assiste chi è in difficoltà e che non si arrende a nulla.


雨ニモマケズ

雨ニモマケズ

風ニモマケズ

雪ニモ夏ノ暑サニモマケヌ

丈夫ナカラダヲモチ

慾ハナク

決シテ瞋ラズ

イツモシヅカニワラッテヰル

一日ニ玄米四合ト

味噌ト少シノ野菜ヲタベ

アラユルコトヲ

ジブンヲカンジョウニ入レズニ

ヨクミキキシワカリ

ソシテワスレズ

野原ノ松ノ林ノ蔭ノ

小サナ萓ブキノ小屋ニヰテ

東ニ病氣ノコドモアレバ

行ッテ看病シテヤリ

西ニツカレタ母アレバ

行ッテソノ稻ノ朿ヲ負ヒ

南ニ死ニサウナ人アレバ

行ッテコハガラナクテモイヽトイヒ

北ニケンクヮヤソショウガアレバ

ツマラナイカラヤメロトイヒ

ヒドリノトキハナミダヲナガシ

サムサノナツハオロオロアルキ

ミンナニデクノボートヨバレ

ホメラレモセズ

クニモサレズ

サウイフモノニ

ワタシハナリタイ

Uno che non si arrende alla pioggia

Uno che non si arrende alla pioggia

Uno che non si arrende al vento

Uno che non si lascia abbattere dalla neve e dalla calura estiva

Uno dal corpo robusto

Privo di desideri

Che assolutamente non si lascia sopraffare dall’ira

E ride sempre di un calmo sorriso

Che ogni giorno mangia poco riso,

del miso e un po’ di verdure

Uno che in ogni circostanza

Rimane all’esterno

Che con attenzione guarda, ascolta

Non dimentica

Uno che vive in una capanna dal tetto di paglia

All’ombra di un bosco di pini nelle campagne

Uno che se c’è un bimbo malato va ad est e se ne prende cura

Uno che se c’è una madre stanca va a ovest per portarle fascine di riso

Uno che se c’è un moribondo va a sud a dirgli: non c’è bisogno di avere paura

Uno che se c’è una lite a nord

Va lì e dice: “Sono cose senza senso, smettetela!”

Uno che piange in tempi di siccità

Che nelle estati gelate cammina barcollando

Uno che viene chiamato da tutti buono a nulla

Senza essere lodato

E senza essere causa di pena

Questa è la persona che vorrei diventare4


Ame ni mo makezu è molto amata in Giappone al punto da essere considerata un esempio di simbolo di resistenza nei confronti delle difficoltà. Dopo il triplice disastro di Fukushima del 2011, infatti, è stata recitata come incoraggiamento per le persone colpite.

Altre poesie non meno note, come Eiketsu no asa e Nan to iwaretemo, colgono appieno la sua visione del mondo e inglobano altre due delle dicotomie più frequenti nei suoi scritti ossia “vita-morte” e “uomo-natura”.

Eiketsu no asa 永訣の朝 (Il mattino dell’eterna separazione) è una poesia scritta nel 1922 all’età di ventisei anni. Miyazawa butta giù questi versi in uno dei momenti più drammatici e tristi della sua vita, negli ultimi istanti di vita della sorella Toshiko, morta di tubercolosi all’età di 24 anni. Kenji è profondamente legato a lei, uno dei riferimenti più importanti della sua vita nonché compagna di giochi d’infanzia. Scrive commosso e, nel frattempo, la luce sul volto della sua amata sorella si affievolisce sempre più fino a spegnersi completamente.5


永訣の朝 

けふのうちに
とほくへいつてしまふわたくしのいもうとよ
みぞれがふつておもてはへんにあかるいのだ
(あめゆじゆとてちてけんじや)
うすあかくいつそう陰惨な雲から
みぞれはびちよびちよふつてくる
(あめゆじゆとてちてけんじや)
青い蓴菜のもやうのついた
これらふたつのかけた陶椀に
おまへがたべるあめゆきをとらうとして
わたくしはまがつたてつぱうだまのやうに
このくらいみぞれのなかに飛びだした
(あめゆじゆとてちてけんじや)
蒼鉛いろの暗い雲から
みぞれはびちよびちよ沈んでくる
ああとし子
死ぬといふいまごろになつて
わたくしをいつしやうあかるくするために
こんなさつぱりした雪のひとわんを
おまへはわたくしにたのんだのだ
ありがたうわたくしのけなげないもうとよ
わたくしもまつすぐにすすんでいくから
(あめゆじゆとてちてけんじや)
はげしいはげしい熱やあへぎのあひだから
おまへはわたくしにたのんだのだ
銀河や太陽 気圏などとよばれたせかいの
そらからおちた雪のさいごのひとわんを……
……ふたきれのみかげせきざいに
みぞれはさびしくたまつてゐる
わたくしはそのうへにあぶなくたち
雪と水とのまつしろな二相系をたもち
すきとほるつめたい雫にみちた
このつややかな松のえだから
わたくしのやさしいいもうとの
さいごのたべものをもらつていかう
わたしたちがいつしよにそだつてきたあひだ
みなれたちやわんのこの藍のもやうにも
もうけふおまへはわかれてしまふ
(Ora Orade Shitori egumo)
ほんたうにけふおまへはわかれてしまふ
あああのとざされた病室の
くらいびやうぶやかやのなかに
やさしくあをじろく燃えてゐる
わたくしのけなげないもうとよ
この雪はどこをえらばうにも
あんまりどこもまつしろなのだ
あんなおそろしいみだれたそらから
このうつくしい雪がきたのだ
(うまれでくるたて
こんどはこたにわりやのごとばかりで
くるしまなあよにうまれてくる)
おまへがたべるこのふたわんのゆきに
わたくしはいまこころからいのる
どうかこれが天上のアイスクリームになつて
おまへとみんなとに聖い資糧をもたらすやうに
わたくしのすべてのさいはひをかけてねがふ

Il mattino dell’eterna separazione

Prima che il giorno volga al termine

Tu sarai lontana, sorella mia.

Nevica e fuori è stranamente luminoso.

(Portami un po’ di pioggia e neve, per favore)

Dalle nuvole, rossicce e cupe

Il nevischio cade giù ininterrottamente

(Portami un po’ di pioggia e neve, per favore)

Per portarti pioggia e neve

In queste due ciotole scheggiate di ceramica

Con su disegnate le brasenie, i verdi scudi d’acqua

Sono volato fuori in questo scuro nevischio

Come un proiettile curvo

(Portami un po’ di pioggia e neve, per favore)

Dalle cupe nuvole del colore del bismuto

Il nevischio cade giù ininterrottamente.

Ah, Toshiko,

Ora così vicina alla morte

Mi chiedesti

Una ciotola di candida neve

Affinché mi illuminasse per il resto della vita.

Grazie, mia coraggiosa sorella,

Anche io proseguirò per questa dritta strada.

(Portami un po’ di pioggia e neve, per favore)

Con la febbre persistente,

Ansimante mi chiedesti

Un’ultima ciotola di neve caduta dal cielo,

Il mondo chiamò la galassia, il sole, gli strati atmosferici…

…Tra due fette di granito

…Il nevischio forma una pozzanghera isolata.

Ci starò su, instabile,

E prenderò per la mia dolce sorella

Il suo ultimo cibo

Da questo lucente ramo di pino

Coperto da gocce fredde e trasparenti

Che mantengono bianche e pure la neve e l’acqua.

Oggi ti separerai

Dalle ciotole color indaco che abbiamo visto insieme

Sin da piccoli.

(Io, io andrò sola)

Sì, oggi dovrai già separartene.

Ah, in quella stanza chiusa,

Dietro il pannello oscurato e la ragnatela,

Tu, mia coraggiosa sorella,

Ardi dolcemente, terrea.

Non importa dove l’ho scelta

La neve era ovunque di un bianco puro.

Da quel cielo spaventoso in tempesta

È arrivata questa splendida neve.

(Quando la prossima volta rinascerò sarò già nata e non soffrirò

Solo per me stessa come questa volta)

Prego col cuore

Che questo possa essere cibo per il Paradiso di Tushita

E che presto possa portare a te e a tutti gli altri

Un sacro sostentamento.

Questo è ciò che desidero, e per questo donerò tutta la mia felicità.


Sebbene la poesia presenti molte metafore, si coglie subito il sentimento dell’autore. Malgrado la sofferenza, vuole esaudire i desideri di Toshiko prima di perderla per sempre. Ritornano spesso in parentesi le volontà, le parole della sorella che lui ricorda.6 “Portami un po’ di pioggia e neve, per favore” è la frase che senza dubbio lascia più perplessi ad una prima lettura.

La sorella è ammalata, ha la febbre ed è assetata; è nello stile di Kenji far riferimento ad agenti naturali, quali pioggia e neve, per richiamare alla mente significati più profondi. I due elementi si ricollegano all’acqua che Toshiko vorrebbe bere date le sue condizioni fisiche.7

In questi commoventi versi si percepisce la sua tristezza, la sua disperazione nel perdere una delle persone a lui più care e in cui si evince la dicotomia “vita-morte”. Pur di starle accanto, sfida il freddo e vola “fuori nello scuro nevischio come un proiettile curvo” per raccogliere acqua. Negli ultimi versi, infine, ricorre la cosmologia buddhista; il “Paradiso di Tushita”, luogo particolarmente significativo nelle dottrine buddhiste, è dove nascono i bodhisattva8 prima della loro ultima nascita nel mondo degli esseri umani.9 Kenji auspica che le azioni benevole nei confronti della sorella possano servire come offerta e preghiera alle divinità, affinché queste ultime possano portare “un sacro sostentamento” a chi ne ha bisogno. Per ottenere la protezione delle divinità Kenji promette, nel verso conclusivo, di donare quindi “tutta la sua felicità”.

Miyazawa Kenji e sua sorella Toshiko

Fonte: The National Diet Library Digital Collection

(国立国会図書館, Kokuritsu Kokkai Toshokan)

Nonostante il dolore lo affliggesse, la sua ispirazione e la sua voglia di scrivere non si spense e pubblica a sue spese nel 1924 la prima raccolta di poesie, Haru to shura (La primavera e gli Asura).

Ultima dicotomia che ricorre nella prosa e nella poesia di Miyazawa Kenij è l’identità tra uomo e natura. È un aspetto basilare del pensiero e degli scritti, in cui si riflette la caratteristica tendenza a sintetizzare particolarismo e universalismo. Lo scrittore di Hanamaki non vede alcuna differenza tra più grande e più piccolo: per lui tutti gli esseri si collocano sullo stesso piano e sono necessari l’uno all’altro. Kenji si sente in armonia con tutto il creato.10 La sua identificazione con ogni essere della natura è tale da portarlo a dichiarare, nella poesia nota come Nan to iwaretemo 何と云われても (Qualunque cosa si dica):


何と云われても

何と云はれても
わたくしはひかる水玉
つめたい雫
すきとほった雨つぶを
枝いっぱいにみてた
若い山ぐみの木なのである11

Qualunque cosa si dica

Qualunque cosa si dica

Io sono il giovane olivo selvatico

Che guarda la splendente rugiada in gocce fredde

E trasparenti gocce di pioggia

Stillare da ogni ramo.


Durante la sua breve vita, Kenji non riuscirà mai a realizzare pienamente il desiderio di portare la felicità agli agricoltori della sua terra, ma ha comunque avuto il merito di lasciare ai posteri, attraverso i suoi scritti, un messaggio di compassione e altruismo universale, nonché di rispetto per tutte le forme di vita. È uno scrittore senza eguali nella tradizione letteraria giapponese, soprattutto per la sua singolare visione cosmologica. Nonostante Miyazawa Kenji ci abbia lasciato ottantotto anni fa, la sua poesia e le sue idee sono ancora oggi più che mai vive e attuali.12

Miyazawa Kenji – Fotografia del 1920

Fonte: Kamakura Museum of Literature archives


1 K. Miyazawa, “Una notte sul treno della Via Lattea e altri racconti”, a cura di Giorgio Amitrano, Venezia, Marsilio, 1994, pp. 12-13.

2 T. Hagiwara, “The Bodhisattva Ideal and the Idea of Innocence in Miyazawa Kenji’s Life and Literature” in The Journal of the Association of Teachers of Japanese, vol. 27, no. 1, 1993, p. 36. Reperibile su JSTOR, https://www.jstor.org/stable/489123?seq=1.

3 K. Miyazawa, “Selections. Poets for the Millennium”, a cura di Satō Hiroaki, University of California Press, 2007, p. XIII

4 Traduzione di Martina Pasqualina Acampora. Cfr traduzione ad opera di Giorgio Amitrano: Miyazawa Kenji, “Ame ni mo makezu”, in «Paragone», Terza serie, num. 99-100-101, trad. it. di Giorgio Amitrano, Firenze, Servizi Editoriali, Febbraio-Giugno 2012, p. 68. Reperibile su https://paragone.it/?p=237

5 Reperibile su http://free.manabinomori.co.jp/blog/blog-2216/.

6 Reperibile su http://www2.odn.ne.jp/~nihongodeasobo/konitan/eiketsunoasa.htm.

7 Reperibile su http://www2.odn.ne.jp/~nihongodeasobo/konitan/eiketsunoasa.htm.

8 Nel buddhismo i b. sono i saggi illuminati e compassionevoli che, pur avendo ottenuto la liberazione esaurito il ciclo delle sue esistenze terrene, rinunciano al loro livello per assistere gli uomini e guidarli verso la salvezza. Per questo i b. sono oggetto di culto e di venerazione.

9 Reperibile su https://www.britannica.com/topic/Tushita-Heaven.

10 R. Pulvers, “Eigo de yomu Miyazawa Kenji shishū”, Tōkyō, Chikuma shobō, 1997, pp. 94-95

11 Reperibile su https://www.aozora.gr.jp/cards/000081/files/47029_46743.html.

12 Reperibile su https://apjjf.org/-Roger-Pulvers/2907/article.htm.

Mar 1, 2021Sguardo Orientale
Anna Achmatova / АННА АХМАТОВА: Né mistero né dolore / Не тайны и не печалиMICHEL CASSIR, VIAGGIATORE ALCHEMICO E COMPULSIVO

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