La nuova poesia della settimana è dedicata ad una voce intensa e dolorosa della poesia uruguayana del secondo Novecento, Idea Vilariño (1920-2009). La poesia è la struggente “Non c’è nessuna speranza /No hay ninguna esperanza” , che ben rappresenta le sue “poemas de amor”, dedicate ad un amore intenso ed infelice, totale e malato, infinito e triste, irrealizzato (la dolorosa relazione con lo scrittore Carlos Onetti e le strane vicende del loro rapporto) che l’accompagnerà per tutta la vita. Come al solito insieme alla bella traduzione di Martha Canfield (tratta dal volume “La sudicia luce del giorno” Edizioni QuattroVenti, Urbino, 1989), trovate in questa pagina il testo originale, ma soprattutto l’intensa, ritmica, musicale lettura della Vilariño. Prosegue l’impegno di Potlatch e di Casa della poesia per una cultura libera, democratica, condivisa.
Idea Vilariño
Non c’è nessuna speranza
Non c’è nessuna speranza
che tutto si sistemi
che si calmi il dolore
e il mondo si organizzi.
Non bisogna illudersi che
la vita ordini le sue
caotiche esigenze
i ciechi gesti suoi.
Non ci sarà un finale felice
né un bacio interminabile
assorto abbandonato
che preluda ad altri giorni.
Nemmeno ci sarà una fresca
mattina profumata
di giovane primavera
per cominciare allegri.
Anzi tutto il dolore
invaderà di nuovo
e non ci sarà cosa libera
dalla sua dura macchia.
Bisognerà andare avanti
continuare a respirare
sopportare la luce
e maledire il sonno
cucinare senza fede
fornicare senza passione
masticare senza voglia
per sempre senza lacrime.
Traduzione: Martha Canfield
Idea Vilariño
No hay ninguna esperanza
No hay ninguna esperanza
de que todo se arregle
de que ceda el dolor
y el mundo se organice.
No hay que confiar en que
la vida ordene sus
caóticas instancias
sus ademanes ciegos.
No habrá un final feliz
ni un beso interminable
absorto y entregado
que preludie otros días.
Tampoco habrá una fresca
mañana perfumada
de joven primavera
para empezar alegres.
Más bien todo el dolor
invadirá de nuevo
y no habrá cosa libre
de su mácula dura.
Habrá que continuar
que seguir respirando
que soportar la luz
y maldecir el sueño
que cocinar sin fe
fornicar sin pasión
masticar sin desgano
para siempre sin lágrimas.
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