La “poesia della settimana” è dedicata ad un poeta in un certo senso leggendario ed una delle voci più alte e profonde del continente latinoamericano, Ernesto Cardenal. La poesia scelta, di molti anni fa, è uno dei suoi fulminanti “epigrammi” amorosi nella traduzione di Antonio Melis. Ernesto Cardenal, poeta, sacerdote, ministro della cultura del Nicaragua, nato nel 1925 a Granada in Nicaragua, si è spento il 1 marzo 2020, in un ospedale della capitale Managua, dove era stato ricoverato per problemi renali e cardiaci. Nel febbraio 2019, Papa Francesco aveva concesso la piena reintegrazione di padre Cardenal, sospeso a divinis per più di trent’anni a causa della sua militanza politica e la sua adesione concreta alla rivoluzione sandinista. La notizia della sua morte è stata data dalla scrittrice nicaraguense, Gioconda Belli, che lo ha definito “un grande poeta”, una vita dedicata “alla poesia e alla lotta per la libertà e la giustizia”. In questa pagina trovate come al solito il testo originale, la traduzione e vi consigliamo di ascoltare la voce del poeta. La registrazione è stata realizzata nella sede di Casa della poesia nel 2004 nel corso dell’evento “Latinoamericapoesia“. In altre pagine di Potlatch potete trovare altre poesie lette da Enesto Cardenal, un suo ricordo di Pablo Neruda e un ritratto del grande poeta nicaraguense di Jorge Enrique Adoum. Prosegue l’impegno di Casa della poesia e di Potlatch per una cultura libera, democratica e condivisa.
Ernesto Cardenal
Epigrammi
Quando io ho perso te tu e io ci abbiamo perso:
io perché tu eri ciò che io più amavo
e tu perché io ero quello che ti amava di più.
Ma di noi due tu perdi più di me:
Perché io potrò amare altre come amavo te
ma tu non sarai amata come ti amavo io.
Traduzione: Antonio Melis
Ernesto Cardenal
Epigramas
Al perderte yo a ti tú y yo hemos perdido:
Yo por que tú eras lo que yo más amaba
Y tú por que yo era el que te amaba más.
Pero de nosotros dos tú pierdes más que yo:
Porque yo podré amar a otros como te amaba a ti
Pero a ti no te amarán como te amaba yo.
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