La nuova poesia della settimana è dedicata ad uno dei maggiori poeti europei degli ultimi decenni, il polacco Adam Zagajewski (1945-2021). Nato a Leopoli (ora Ucraina), si è trasferito da piccolo con la famiglia a Cracovia dove ha studiando e iniziato a scrivere diventando un rappresentante di quella generazione letteraria della Nowa fala polacca. Ha scritto di lui il premio Nobel Czeslaw Milosz: «La sua è una tessitura in cui fiori, alberi e uomini convivono in un’unica scena, Ma questo mondo ricreato dall’arte non è un luogo di fuga, al contrario è in relazione con la cruda realtà di questo secolo». La poesia scelta, bellissima, è “Poesia veloce / Szybki wiersz“, la traduzione è di Krystyna Jaworska, tratta da “Dalla vita degli oggetti”, Poesie 1983-2005 (Adelphi, 2012). Come al solito in questa pagina trovate insieme alla traduzione, il testo originale e soprattutto la lettura del poeta. Abbiamo incontrato Adam Zagajewski nel 2018 nell’ambito della sezione letteratura del Napoli Teatro Festival e ci aveva promesso di venire a Casa della poesia, appena sarebbe stato possibile. Aveva anche il desiderio di vedere Salerno che conosceva per il suo amore per Sandor Marai. Zagajewski è un poeta che più si legge e più si ama. Davvero una grande fortuna averlo conosciuto. Prosegue l’impegno di Casa della poesia e di Potlatch per una cultura libera e condivisa.
Adam Zagajewski
Poesia veloce
Ascoltavo un canto gregoriano
nella macchina che sfrecciava
su un’autostrada della Francia.
Gli alberi erano di fretta. Le voci dei monaci
lodavano il Signore invisibile
(all’alba, nella cappella che tremava di freddo).
Domine, exaudi orationem meam,
pregavano le voci maschili con tale calma
come se la salvezza crescesse nel giardino.
Dove andavo? Dove si nascondeva il sole?
La mia vita giaceva lacerata
ai lati della strada, fragile come la carta di una mappa.
Insieme ai monaci soavi
mi avvicinavo alle nuvole, plumbee,
pesanti, impenetrabili
come la benda sugli occhi del reo,
verso il futuro, verso l’abisso
che inghiotte le lacrime dure della grandine.
Lontano dall’alba. Lontano da casa.
Invece dei muri – una lamiera sottile.
Una fuga invece della veglia.
Un viaggio invece dell’oblio.
Invece di un inno – una poesia veloce.
Davanti a me
correva una piccola stella stanca
e l’asfalto della strada brillava
indicando dov’era la terra,
dove si celavano la lama dell’orizzonte
e il nero ragno della sera
e la notte, vedova di così tanti sogni.
1994
Traduzione: Krystyna Jaworska
Adam Zagajewski
Szybki wiersz
Słuchałem śpiewu gregoriańskiego
w pędzącym samochodzie,
na autostradzie, we Francji.
Drzewa spieszyły się. Głosy mnichów
chwaliły niewidzialnego Pana
[o świcie, w drżącej od chłodu kaplicy].
Domine, exaudi orationem meam*,
prosiły męskie głosy tak spokojnie,
jakby zbawienie rosło w ogrodzie.
Dokąd jechałem? Gdzie schowało się słońce?
Moje życie leżało rozdarte
po obu stronach drogi, kruche jak papier mapy.
Razem ze słodkimi mnichami
zmierzałem w stronę chmur, sinych,
ciężkich i nieprzeniknionych,
w stronę przyszłości, otchłani,
połykając twarde łzy gradu.
Daleko od świtu. Daleko od domu.
Zamiast murów – cienka blacha.
Ucieczka zamiast czuwania.
Podróż zamiast zapomnienia.
Zamiast hymnu – szybki wiersz.
Przede mną
biegła mała, zmęczona gwiazda
i błyszczał asfalt szosy,
wskazując, gdzie jest ziemia.
gdzie ukryła się brzytwa horyzontu,
a gdzie czarny pająk wieczoru
i noc, wdowa po tylu marzeniach.
1994
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