La poesia della settimana è dedicata ad uno dei maggiori poeti e drammaturghi sloveni del secondo Novecento, Dane Zajc, suggestivo interprete della crisi esistenziale del dopoguerra e un potente cantore del dramma dell’uomo contemporaneo. Zajc ci porta fa entrare in un mondo fatto di miti interiori e di alienazione, in un quadro tragico e surreale, denso di pessimismo. La sua poesia fu accolta poco favorevolmente, accusata di essere oscura, deprimente e distruttiva. Ma già negli anni Sessanta la sua opera divenne un modello fondamentale per l’avanguardia slovena dei decenni successivi. Ospite di Casa della poesia nel 2005, è indimenticabile la sua lettura nel corso di Napolipoesia nel Parco, insieme all’attore e musicista, Janez Škof. Già molto malato volle regalarci una delle sue ultime memorabili letture. La poesia scelta è “Parole nella pioggia / Besede v dež“. Come sempre potete leggere la poesia in traduzione, in lingua originale e ascoltare l’intensa lettura di Zajc. La traduzione è della grande Jolka Milič e la foto di copertina di Jože Suhadolnik. Prosegue l’impegno di Casa della poesia e di Potlatch per una cultura libera e condivisa.
Dane Zajc
Parole nella pioggia
Pioggia, difendimi da me stesso.
Fa’ che io non venga da me barcollante
e con la pelle floscia.
Senza bestemmie sotto la lingua
tumefatta. Senza menzogne
e senza melliflue dolcezze.
Senza sorrisi esitanti.
Senza promesse. Senza false
speranze. Pioggia, no.
Non lasciarmi più venire da me.
Non distrutto dal cammino. Non depredato.
Non uno che arraffa, pioggia.
Sei riflessione. Mì incateni
al silenzio delle gocce. Delle gocce.
Con l’acqua annaffi le strade.
Rendi inaccessibili i passaggi.
Afferra il tale di cui parliamo,
tienilo sott’acqua, non mollarlo.
Scaraventa la sua anima contro la cattedrale di Škednjovec.
Fa’ che muoia. Fa’ che l’acqua gli colmi gli occhi.
Il torrente sciacqui e spazzi via le sue parole.
Fa’ che gli uccelli e i topi lo disseminino.
A distanza di una vita lontano da me.
Il confine tra noi due sia la morte.
Pioggia, trattienimi nell’acqua.
Coprimi con un cappello d’acqua.
Ma non farmi parlare.
Chiudimi a chiave davanti a me stesso, pioggia.
Traduzione Jola Milič
Dane Zajc
Besede v dež
Dež, obvaruj me pred mano.
Naj ne pridem k meni opotekav
in s cunjasto kožo.
Ne s kletvinami pod opuhnjenim
jezikom. Ne z lažmi
in ne z medenimi sladkostmi.
Ne s potoglavimi smehljaji.
Ne z obljubami. Ne z upanji
lažnimi. Dež, ne.
Ne pusti me več k meni.
Ne razhojenega. Ne razgrabljenega.
Ne, ki grabi, dež.
Si razmislek. Me vklepaš
v tihoto kapelj. Kapelj.
Z vodo zalivaš poti.
Prehode delaš neprehodne.
Zgrabi ga, o katerem govoriva,
drži ga pod vodo, ne spusti ga.
Trešči njegovo dušo ob katedralo Škednjovca.
Naj umre. Naj mu voda zalije oči.
Hudournik odplakne besede.
Naj ga ptiči in miši raznesejo.
Za radaljo življenja stran od mene.
Mejnik med nama smrt.
Dež, obdrži me v vodi.
Pokrij me s klobukom vode.
A ne daj mi govoriti.
Zakleni me pred mano, dež.
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