
Non riusciamo a trovare le giuste parole per raccontare l’orrore, l’angoscia, la paura, lo sdegno, utilizziamo allora quelle dei poeti, certi che i loro versi sapranno parlare al cuore e alla mente di chi vorrà leggerli. In questi momenti bui della nostra storia comune la poesia ci soccorre, ci aiuta, ci cura, ci fa riflettere e sperare, ci porta nel quotidiano, nella vita delle persone sconvolte dalla guerra, nel nostro e nel loro cuore infranto. La guerra segnala la crudeltà degli uomini, si costruiscono muri, barriere, si individuano i nemici, gli altri, i diversi, la poesia contribuisce a far circolare parole d’ordine come solidarietà, amicizia, fratellanza, libertà; abbatte barriere e costruisce ponti, si fa terreno d’incontro, di scambio, di elaborazione di un pensiero critico, di pensieri di libertà. La poesia a volte sembra essere l’unica e sola prova dell’esistenza dell’uomo e dell’umano, la resistenza dell’umanesimo alla barbarie.
Per la Palestina, per Gaza, per restare umani .
Ecco “Il viaggio di Adorno” la bella poesia di Mauro Macario, amico, fratello, poeta.
Mauro Macario
IL VIAGGIO DI ADORNO
C’è un inviato speciale
si aggira tra le macerie
per lui dopo Auschwitz
non era più possibile
scrivere poesie
sarebbe stato un atto barbarico
secondo me aveva ragione
e io scrivo ancora poesie
ma non mi attardo
sul cinguettio degli uccelli
o sui gerani ai balconi
vorrei dare
suono odore fiele
alle efferatezze umane
ma il mio è un balbettio patetico
L’inviato speciale valuta il territorio
che un ologramma considera
un ottimo investimento
un insediamento d’élite
sopra un immenso cimitero
progetto già sperimentato
su quello dei nativi americani
con ottimi risultati residenziali
ma un ologramma non è un uomo
è un manufatto virtuale
come il suo popolo
il voto espresso
è stato un suicidio di massa
non a caso si dice
urna elettorale
urna delle ceneri
qui però le ceneri sono involontarie
senza suffragio universale
L’inviato speciale
raccoglie il pulviscolo
lo sparge sulle coscienze
fino a ribadire
il suo vecchio concetto
dopo Gaza
non è più possibile scrivere poesia.
(Mauro Macario, Rimini, 28-04-2025)

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