L’ultima “poesia della settimana” del 2014 è purtroppo destinata a salutare Tomaž Šalamun un grande poeta ed amico che ci ha appena lasciato. Riproponiamo una sua poesia “Lak” (La lacca), già inviata alcuni mesi fa perché ci sembra, in questo momento, quella più adatta e opportuna. Šalamun è stato senza dubbio uno dei più autentici e originali poeti euopei degli utlimi decenni, pubblicato e apprezzato in tutto il mondo. Due i volumi bellissimi di Tomaž Šalamun che abbiamo avuto la fortuna di pubblicare “Il ragazzo e il cervo” (2002) e “Ballata per Metka Krašovec” (2011). La traduzione italiana di “La lacca” è di Daria Betocchi e come al solito potete leggere in questo spazio anche la versione originale ma soprattutto ascoltare la lettura dell’autore. La registrazione è stata realizzata nel corso di “Salernopoesia“, nel 2004. Un mattone prezioso di Casa della poesia viene a mancare, ma prosegue il nostro impegno per una cultura libera e condivisa.
Tomaž Šalamun
La lacca
Il destino mi rotola. Certe volte come un uovo. Altre volte
mi ruzzola per il pendio a suon di zampate. Urlo. Mi dibatto.
Impegno tutti i miei umori. Devo smetterla a ogni costo.
Il destino potrebbe smorzarmi, ne ho già avuto sentore. Se
il destino cessa di alitarci sull’anima, in un istante raggeliamo.
Ho vissuto giorni nell’orrendo terrore che il sole non sarebbe
più sorto. Che quello sarebbe stato il mio ultimo giorno.
Sentivo inesorabile la luce scivolarmi tra le dita, e se
nelle tasche non avessi avuto quarters a volontà, e se la voce
di Metka non fosse stata abbastanza dolce e gentile e concreta
e vera, l’anima sarebbe sfuggita dal corpo, come prima o
poi mi accadrà. Con la morte bisogna essere gentili. Tutto
sta insieme in un umido groppo. La nostra dimora, è da dove
veniamo. Siam vivi solo un istante. Finché la lacca s’asciuga.
Traduzione di Daria Betocchi
Tomaž Šalamun
Lak
Usoda me vali. Včasih kot jajce. Včasih me
s šapami lomasti po bregu. Kričim. Upiram se.
Ves svoj sok zastavim. Ne smem tega delati.
Usoda me lahko utrne, to sem že začutil. Če
nam usoda ne piha na dušo, zmrznemo v hipu.
Preživljal sem dneve v strašni grozi, da sonce
ne bo več vzšlo. Da je to moj poslednji dan.
Čutil sem, kako mi svetloba polzi iz rok, in če
ne bi imel v žepu dovolj quarterjev in bi Metkin
glas ne bil dovolj mil in prijazen in konkreten
in stvaren, bi mi duša ušla iz telesa, kot mi
enkrat bo. S smrtjo je treba biti prijazen. Vse
je skupaj v vlažnem cmoku. Domovanje je, od koder
smo. Živi smo samo za hip. Dokler se lak suši.
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