L’ultima “poesia della settimana” del mese di aprile è dedicata ad un grande poeta inglese e purtroppo scomparso dopo una lunga malattia nel 2003. Ken Smith è stato uno dei primi poeti ad aderire al progetto internazionale di Casa della poesia e a contribuire alle sue prime affermazioni (Napoli, Salerno, Baronissi, Trieste, Sarajevo, Vilenica). Il Tribune aveva scritto di lui: «il più importante poeta contemporaneo, uno dei pochissimi che sarà ancora letto fra cento anni. La sua poesia è sfuggita ai confini della insularità per diventare universale. Egli ha scritto alle persone piuttosto che per loro e a questo deve gran parte del suo successo». “Elogio alla vodka / In praise of vodka”, una delle sue poesie più note è tradotta da Raffaella Marzano. La foto di copertina è di Pete Stiff, la registrazione realizzata “live” a Sarajevo nel 2002. Con Ken Smith, Riccardo Morpurgo al pianoforte e Luca Colussi alla batteria. Prosegue l’impegno di Casa della poesia e di Potlatch per una cultura libera e condivisa.
KEN SMITH
Elogio alla vodka
Il sapore dicono perché devono
o forse pensano di dovere così dicono
così dicono dicono non ne ha,
non c’è sapore, solo acqua.
Acqua: il lago vitreo su cui Cristo ha camminato,
la coppa in cui Erode si lavò le dita,
la pioggia che cadde sulle rovine di Troia,
l’ultima parola, l’ultimo balsamo dei viventi.
La stessa acqua, ancora e ancora. Dicono
perché dicono perché devono quindi dicono
si sta esaurendo, prosciugando, ma ce n’è sempre
la stessa quantità che c’è sempre stata.
Siamo noi ad essere di più. Per quanto mi riguarda
ho passato tutti i miei giorni cercando di capire
quello che alla piccola Miss Peaches potesse piacere
e mi spetta un giorno di riposo per il resto della mia vita.
Perciò fuori dal freezer la bottiglia, la bottiglia
verde coperta di brina, la sua etichetta ghiacciata in cirillico,
il bicchiere, e l’acqua accanto al bicchiere.
Russische. Moskovskaya. Stolichnaya.
Quindi questo è il sapore del niente:
niente e poi ancora niente. Niente di niente.
Il sapore dell’aria, del vento sui campi,
il vento attraverso l’estesa foresta umida.
Un ruscello e la pioggia. Mi distendo in giardino
ed apro la bocca alla luna ed alla pioggia che viene giù
e i rami delle sue parole parlano sulla mia lingua
all’interno della mia gola e dicono
Voda
Acqua
Vodka
Voda
Acqua
Vodka
Voda
Acqua
Vodka
Voda
Acqua
Vodka
Voda
Acqua
Vodka
Traduzione di Raffaella Marzano
KEN SMITH
In praise of vodka
The taste they say for they must
of they feel that they must so they say
so they say they say it has none,
there’s no taste, just water.
Water: the glassy lake Christ trod,
a bowl Herod rinsed his fingers in,
the rain falling on Troy’s ruins,
last word last balm of the living.
The same water, over and over. They say
for they say for they must so they say
we’re running our running dry but there’s always
the same ammount as there’s always been.
It’s we who are more. As for myself
I’ve spent all my days working out
just what little Miss Peaches might like
and I’m due a day off for the rest of my life.
So out of freezer the bottle, the green
frosty bottle, its label iced in cyrillic,
the glass and the water besides the glass.
Russische. Moskovskaya. Stolichnaya.
So this is the taste of nothing:
nothing then nothing again. Nothing at all.
The taste of the air, of wind on the fields,
the wind through the long wet forest.
A stream and the rain. I lie in my yard
and open my mouth to the moon and the down falling rain
and the rods of its words speack over my tongue
to the back of my throat and they say
Voda
Water
Vodka
Voda
Water
Vodka
Voda
Water
Vodka
Voda
Water
Vodka
Voda
Water
Vodka
Lascia un commento