La poesia della settimana è dedicata ad una poetessa italiana che è stata molto amata negli ultimi anni della sua vita, diventando un’icona della poesia, della sregolatezza, della follia, Alda Merini. «Ho la sensazione di durare troppo, di non riuscire a spegnermi: come tutti i vecchi le mie radici stentano a mollare la terra. Ma del resto dico spesso a tutti che quella croce senza giustizia che è stato il mio manicomio non ha fatto che rivelarmi la grande potenza della vita». Proprio l’esperienza manicomiale ha avuto un fortissimo impatto sulla sua vita e sulla sua poesia. La poesia scelta è “Genesi“. Potete ascoltare la poesia letta dalla Merini nel corso di una lettura pubblica. Prosegue l’impegno di Casa della poesia e di Potlatch per una cultura libera e condivisa.
Alda Merini
Genesi
Vorrei un figlio da te che sia una spada
lucente, come un grido di alta grazia,
che sia pietra, che sia novello Adamo,
lievito del mio sangue e che risolva
più quietamente questa nostra sete.
Ah, se t’amo, lo grido ad ogni vento
gemmando fiori da ogni stanco ramo
e fiorita son tutta e d’ogni velo
vo scerpando il mio lutto
perché genesi sei della mia carne.
Ma il mio cuore, trafitto dall’amore
ha desiderio di mondarsi vivo.
E perciò dammi un figlio delicato,
un bellissimo, vergine viticcio
da allacciare al mio tronco, e tu, possente
olmo, tu padre ricco d’ogni forza pura
mieterai liete ombre alle mie luci.
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