L’ultima poesia della settimana di ottobre è dedicata ad uno dei grandi poeti sloveni del secondo Novecento, Dane Zajc. Ospite di Casa della poesia nel 2005, è indimenticabile la sua lettura nel corso di Napolipoesia nel Parco, insieme all’attore e musicista, Janez Škof. Già molto malato volle regalarci una delle sue ultime memorabili letture. La traduzione è della grande Jolka Milič, vero ponte tra Italia e Slovenia. La poesia scelta è la bellissima “Grumo di cenere / Kepa pepela“. Come sempre potete leggere la poesia in traduzione, in lingua originale e ascoltare l’intensa lettura di Zajc. Prosegue l’impegno di Casa della poesia e di Potlatch per una cultura libera e condivisa.
Dane Zajc
Grumo di cenere
Porti a lungo il fuoco in bocca.
A lungo lo nascondi.
Dietro lo steccato osseo dei denti.
Lo rinserri nel bianco tratto delle labbra.
Sai che nessuno deve fiutare
il fumo dalla tua bocca.
Rammenti che i corvi uccidono il corvo bianco.
Perciò chiudi la bocca.
E nascondi la chiave.
Ma un giorno senti in bocca una parola
che risuona nella cavità della tua testa.
Allora cominci a cercare la chiave della tua bocca.
La cerchi lungamente.
Quando la trovi, apri il lichene delle tua labbra.
Apri la ruggine dei tuoi denti.
Poi cerchi la lingua.
Ma la lingua non c’è.
Dopo vuoi pronunciare la parola.
Ma la tua bocca è colma di cenere.
E invece della parola rotola
un grumo di cenere tra la fuliggine
nella tua gola.
Perciò butti via la chiave arrugginita.
Infine ti fai una nuova lingua di terra.
Una lingua che parla parole d’argilla.
Traduzione: Jolka Milič
Dane Zajc
Kepa pepela
Dolgo nosiš ogenj v ustih,
dolgo ga skrivaš,
za koščenim plotom zob,
med belim risom ustnic ga stiskaš.
Veš, da ne sme nobeden zavohati dima iz tvojih ust,
spominjaš se, da vrane ubijejo belo vrano,
zato zakleneš usta in skriješ ključ.
Ampak nekoč začutiš v ustih besedo,
votlina glave ti odmeva od nje,
takrat začneš iskati ključ svojih ust.
Dolgo ga iščeš,
ko ga najdeš, odkleneš lišaj s svojih ustnic,
odkleneš rjo svojih zob,
potem iščeš jezik, ampak jezika ni,
potem hočeš izreči besedo,
ampak usta so polna pepela,
in namesto besede se skotali kepa pepela med saje v tvoje grlo,
zato odvržeš zarjaveli ključ,
potem si narediš nov jezik iz zemlje,
jezik, ki govori besede iz prsti.
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