Riprende, dopo problemi tecnici, la “poesia della settimana” e riprende con una dei poeti più rappresentativi di Casa della poesia, lo statunitense Jack Hirschman, una sorta di leggenda della controcultura e della poesia “d’impegno”. La poesia scelta è invece una poesia intima, di ricordi, familiare, “Nellie“. Come al solito è possibile leggere la traduzione, il testo originale e soprattutto ascoltare la straordinaria lettura dell’autore nell’occasione con Riccardo Morpurgo al pianoforte. Le bellissime foto sono del grande fotografo Christopher Michel, la registrazione è stata realizzata a Sarajevo nel 2004, la traduzione è di Raffaella Marzano. Prosegue l’impegno di Casa della poesia e di Potlatch, per una cultura libero, democratica, condivisa.
Jack Hirschman
Nellie
Dopo le urla, i colpi di cinghia – lei strillava – volavano cose,
le porte sbattevano, il pianto amaro,
dal pacchetto sottile, dopo aver spostato la carta delicata,
sollevava le calze trasparenti mojud
e vi faceva scorrere le dita,
sorridendo di nuovo piano come una ragazza.
Iniziava a cantare una canzone di Perry Como,
le piaceva Perry Como e cantava tutto il giorno
la stessa canzone che lui cantava,
al Make-Believe Ballroom Time.
Poi, col reggiseno nero legato con le bretelle alle spalle
lentigginose, si sedeva sul letto, si metteva le calze,
si alzava e le abbottonava alla giarrettiera
che pendeva dal busto nero.
Una grinza di grasso le percorreva la vita, schiacciata
dal busto, diversa dai
tondi che uscivano gonfi dal reggiseno.
E le vidi un livido blu, l’ombra
della fibbia della cinghia sulla coscia.
Però lei cantava di nuovo, e sul busto
metteva un paio di mutandoni rosa,
e per finire, poi, un abito bianco e marrone
a fiori che sembrava un’estate dorata.
Le scarpe bianche con i tacchi erano aperte sulle dita e si vedeva
lo smalto sulle unghie. La bottiglia di smalto, le pinzette,
il rossetto, il rouge, la spazzola e la limetta erano
là sulla toletta che si guardavano allo specchio.
Le labbra nuotavano nella canzone di Como con battute rosso
rosate, culminando in luminosità splendente,
come il cammeo cereo di sua madre
sulla spilla nel cassetto.
Allungava la mano e diceva, “Vieni, caro…”
Camminavamo mano nella mano su e giù per la nostra strada al crepuscolo,
e i vicini gridavano:“Ciao, Nellie!” o “Buona sera,
Signora Hirschman”, e “Ciao, Jackie. Mamma, come sei cresciuto!”
Traduzione Raffaella Marzano
Jack Hirschman
Nellie
After his shouts, the strops, her screams, the thrown things,
the doorslam, the bitter weeping,
out of the thin box, as the delicate paper was parted,
she’d lift the sheer mojud stockings
and run her fingertips along them,
slowly smiling girlishly again.
She’d begin singing a Perry Como song,
she loved Perry Como and would sing
the same song he sang, all day long,
on the Make-Believe Ballroom Time.
Then, in a black brassiere strapped to her freckled shoulders,
she’d sit on the bed, fit the stockings,
stand up and notch them to the garters
that hung down from her black girdle.
A ripple of fat ran round her waist, squeezed out
by the girdle, different from
the plumps that swelled out from her brassiere.
And I saw a blue bruise, the shadow
of a belt-buckle on her thigh.
But she was singing again, and over the girdle
she’d put on a pair of pink bloomers,
and over everything, then, a brown-and-white flower-print
summer-golden dress.
Her white heels had holes in the toes where her nail-polish
showed through. The bottle of polish, tweezers, lipstick,
rouge, brush and emeryboard were on the vanity table
over there looking in the mirror.
Her lips swam in the Como song with rose-red strokes,
reaching the end with shiny glow,
like the waxy cameo of her mother
on the brooch in the drawer.
She’d hold out her hand and say, “Come, darling…”
We’d walk hand in hand up and down our street in the twilight,
and the neighbors would cry out: “Hi, Nellie!” or “Hello,
Mrs. Hirschman,” and “Hi, Jackie. My, how you’ve grown!”
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