La “poesia della settimana” è dedicata ad uno dei massimi poeti contemporanei di lingua spagnola, Antonio Gamoneda. La poesia scelta è “L’età del ferro / La edad del hierro”, che potete leggere, come sempre in traduzione, in lingua originale e soprattutto vi consigliamo di ascoltare la sua lettura dalla voce del poeta. La traduzione è di Raffaella Marzano, la registrazione è stata effettuata nel corso di Napolipoesia nel 2002. Prosegue l’impegno di Casa della poesia e di Potlatch per una cultura libera e condivisa.
Antonio Gamoneda
L’età del ferro
Questa è l’età del ferro nella gola. Già.
Abiti te stesso ma ti disconosci; vivi in
una cripta abbandonata nella quale ascolti il tuo cuore
mentre il grasso e l’oblio si estendono nelle tue vene
e ti calcifichi nel dolore e dalla tua bocca
cadono sillabe nere.
Vai verso l’invisibile
e sai che è reale ciò che non esiste:
la vacuità oltre il pensiero.
Ricordi vagamente le tue cause e i tuoi sogni
(l’umidità, le canzoni, l’odore dei suicidi).
Ti alimentano l’ira e la pietà
in una cassa fredda.
Resta poco di te: vertigine, unghie
e ombre di ricordi.
Pensi la scomparsa e questa è
l’ultima ebbrezza. Ancora soavemente
accarezza le tue cartilagini e la tenebra cerebrale e il fegato
alimentato dalla pena.
Questa è l’età del ferro nella gola, del groppo
nello spirito. Chi sei?
Chi morirà in te?
Sarà l’ora della luce e già
tutto è incomprensibile. Tu
ancora ami quanto hai perso.
(2001)
Traduzione: Raffaella Marzano
Antonio Gamoneda
La edad del hierro
Esta es la edad hel hierro en la garganta. Ya.
Te habitas a ti mismo pero te desconoces; vives en
una bóveda abandonada en la que escuchas tu propio corazón
mientras la grasa y el olvido se extienden por tus venas
y te calcificas en el dolor y de tu boca
caen sílabas negras
Vas hacia lo invisible
y sabes que es real lo que no existe:
la oquedad más allá de tu pensamiento.
Retienes vagamente tus causas y tus sueños
(la humedad, las canciones, el olor de los suicidas).
Te alimentan la ira y la piedad
en una caja fría.
Queda poco de ti: vértigo, uñas
y sombra de recuerdos.
Piensas la desaparición y esta es
la última ebriedad. Aún suavemente
acaricia tus cartílagos y la tinebla cerebral y el higado
alimentado por la pena.
Esta es la edad del hierro en la garganta, del nudo en el espíritu. ¿Quién eres?
¿Quién va a morir en ti?
Va a ser la hora de la luz y ya
Todo es incomprensible. Tú
Amas aún cuanto has perdido.
(2001)
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