La poesia della settimana è dedicata ad un meraviglioso poeta, premio Nobel nel 1992, caraibico di lingua inglese, nato nell’isola Saint Lucia, scomparso nel marzo del 2017, Derek Walcott. La poesia scelta è la bellissima “Uve di mare / Sea Grapes“ e come al solito è possibile ascoltarla dalla voce del poeta, che ha cercato in tutta la sua vita di dare voce al mondo caraibico, ad una realtà geografica, sociale e culturale che agli occhi del resto del mondo era vista solo come il paradiso terrestre cercato e sognato dai turisti occidentali, rivendicando una storia e cultura autonoma «Io non sono la vostra città o la vostra cultura». La poesia è tratta dal libro “Poems 1965-1980”, in Italia dalla raccolta, Nelle vene del mare, curato da Sergio Perosa per un volume del Corriere della sera. La foto di copertina è di Inge Morath della Magnum. Prosegue l’impegno di Casa della poesia e di Potlatch per una cultura libera e condivisa.
Derek Walcott
Uve di mare
Quella vela che s’appoggia alla luce,
stanca delle isole,
una goletta che percorre i Caraibi
verso casa, potrebbe essere Odisseo,
diretto a casa sull’Egeo;
quella brama di marito
e padre, sotto acini aspri e raggrinziti,
è come l’adultero che sente il nome di Nausicaa
in ogni grido di gabbiano.
Questo non porta pace a nessuno. L’antica guerra
fra ossessione e responsabilità
non finirà mai ed è stata la stessa
per il navigante o per chi è a terra
e ora calza i sandali per incamminarsi verso casa,
da che Troia emise la sua ultima fiamma,
e il masso del gigante cieco sollevò la marea
dalla cui onda lunga i grandi esametri arrivano
alle conclusioni della risacca esausta.
I classici consolano. Ma non abbastanza.
Traduzione: Sergio Perosa
Derek Walcott
Sea Grapes
That sail which leans on light,
tired of islands,
a schooner beating up the Caribbean
for home, could be Odysseus,
home-bound on the Aegean;
that father and husband’s
longing, under gnarled sour grapes, is
like the adulterer hearing Nausicaa’s name
in every gull’s outcry.
This brings nobody peace. The ancient war
between obsession and responsibility
will never finish and has been the same
for the sea-wanderer or the one on shore
now wriggling on his sandals to walk home,
since Troy sighed its last flame,
and the blind giant’s boulder heaved the trough
from whose groundswell the great hexameters come
to the conclusions of exhausted surf.
The classics can console. But not enough.
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