Per la “poesia della settimana” un altro piccolo gioiello, “Salmo / Psalm” di Paul Celan, poeta tra i più profondi e complessi de Novecento. Per tutta la vita, Paul Celan si confrontò con la “sentenza” di Theodor W. Adorno sull’impossibilità di scrivere poesie dopo Auschwitz, lottando fino allo stremo delle forze per affermare il riconoscimento della propria opera, con cui intendeva restituire voce a chi voce non aveva più; ma Celan è anche molto di più del “poeta dell’Olocausto”. La foto di copertina ritrae Paul Celan a Parigi nel 1958, città nella quale metterà fine alla sua vita, al suo dramma e alle sue crisi psichiche nel 1970 gettandosi nella Senna. La traduzione è di Giuseppe Bevilacqua, tratta dal monumentale lavoro da lui fatto sulla complessa opera di Celan pubblicata nei Meridiani di Mondadori e che presentiamo qui insieme al testo originale e alla straordinaria lettura dell’autore. Prosegue l’impegno di Casa della poesia e di Potlatch per una cultura libera e condivisa.
Paul Celan
Salmo
Nessuno c’impasta di nuovo, da terra e fango,
nessuno insuffla la vita alla nostra polvere.
Nessuno.
Che tu sia lodato, Nessuno.
È per amor tuo
che vogliamo fiorire.
Incontro a
te.
Noi un Nulla fummo, siamo, reste-
remo, fiorendo:
la rosa del Nulla,
la rosa di Nessuno.
Con
lo stimma anima-chiara,
lo stame ciel-deserto,
la corona rossa
per la parola di porpora
che noi cantammo al di sopra,
ben al di sopra
della spina.
Traduzione di Giuseppe Bevilacqua
Paul Celan
Psalm
Niemand knetet uns wieder aus Erde und Lehm,
niemand bespricht unseren Staub.
Niemand.
Gelobt seist du, Niemand.
Dir zulieb wollen
wir blühn.
Dir
entgegen.
Ein Nichts
waren wir, sind wir, werden
wir bleiben, blühend:
die Nichts-, die
Niemandsrose.
Mit
dem Griffel seelenhell,
dem Staubfaden himmelswüst,
der Krone rot
vom Purpurwort, das wir sangen
über, o über
dem Dorn.
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