La poesia della settimana è dedicata a René Char (1907-1988), grande poeta francese che ha avuto in Italia grandi estimatori e grandi traduttori (Vittorio Sereni e Giorgio Caproni). La poesia scelta è “Evadné“, poesia d’amore, passionale, tradotta da Caproni che ha con il poeta francese molte affinità, a partire dalla vicenda esistenziale che aveva visto entrambi combattere nella Resistenza. La traduzione è tratta dal volume Feltrinelli del 1962, “Poesia e prosa”, che costituì l’ingresso organico del poeta francese in Italia e il più completo panorama della sua poesia successiva al primo periodo surrealista. Come al solito trovate in questa pagina il testo originale, la sua traduzione e la bella e musicale lettura dell’autore. Prosegue l’impegno di Potlatch e di Casa della poesia per una cultura libera, democratica, condivisa.
René Char
Evadné
L’estate e la nostra vita eravamo tutt’uno
La campagna mangiava il colore della tua gonna odorosa
Bramosia e costrizione s’erano riconciliate
Affondava il castello di Maubec nell’argilla
Il rollio della sua lira stava per sprofondare
L’impeto delle piante ci faceva vacillare
Un corvo rematore deviando dalla squadra
Torvo sul muto silice di mezzodì squartato
Seguiva i movimenti teneri del nostro accordo
La falce dappertutto doveva riposarsi
La nostra rarità dava principio a un regno
(Il vento d’insonnia che ci avvizzisce la palpebra
Ogni notte voltando la pagina consentita
Vuol che ciascuna parte di te di cui ho ricordo
Venga estesa a un paese d’età affamata e di grondaie immani)
Questo al principio d’anni deliziosi
La terra ci amava un poco rammento.
(Fureur et Mystères .1964)
Traduzione: Giorgio Caproni
René Char
Evadné
L’été et notre vie étions d’un seul tenant
La campagne mangeait la couleur de ta jupe odorante
Avidité et contrainte s’étaient réconciliées
Le château de Maubec s’enfonçait dans l’argile
Bientôt s’effondrerait le roulis de sa lyre
La violence des plantes nous faisait vaciller
Un corbeau rameur sombre déviant de l’escadre
Sur le muet silex de midi écartelé
Accompagnait notre entente aux mouvements tendres
La faucille partout devait se reposer
Notre rareté commençait un règne
(Le vent insomnieux qui nous ride la paupière
En tournant chaque nuit la page consentie
Veut que chaque part de toi que je retienne
Soit étendue à un pays d’âge affamé et de larmier géant)
C’était au début d’adorables années
La terre nous aimait un peu je me souviens.
(Fureur et Mystères .1964)
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