In occasione del venticinquesimo anno di vita di Casa della poesia (nel 1996 furono presentati in pubblico per la prima volta il progetto e il primo festival internazionale “Lo spirito dei luoghi”), in collaborazione con il quotidiano salernitano La Città, che ci offre ospitalità, proporremo, nel corso delle settimane, un viaggio tra i poeti, le poesie, le lingue che nel corso degli anni abbiamo incontrato. Come scriveva Izet Sarajlić “anche i versi sono contenti quando la gente s’incontra”. E vogliamo proprio che questo spazio diventi un luogo di incontro, di scambio, di riflessione. Proporremo una piccolissima parte delle nostre esperienze offrendo attraverso la poesia, in questo momento buio della vita di tutti noi, speranza, sorrisi, sospiri, emozioni. Comporremo una sorta di diario di bordo poetico da offrire ad un pubblico che immaginiamo più ampio di quello abituale. Racconteremo storie, incontri magici, le gioie e i drammi della vita. Come scriveva Luis Cardoza y Aragon, “La poesia è la sola prova concreta dell’esistenza dell’uomo”.
Jack Hirschman (1933), americano dissidente, “poeta rosso”, è certamente un pilastro del progetto di Casa della poesia e una leggenda della poesia, della controcultura e dell’impegno negli Stati Uniti. Il poeta espulso dall’Università di Los Angeles per l’opposizione alla guerra del Vietnam e l’aiuto “illegale” dato ai suoi studenti per impedirne la leva, il giovane poeta a cui Hemingway lasciò il testimone, l’amico dei poeti beat dai quali si distaccò per la sua necessità di impegno concreto, la conseguente capacità di commuoversi e di partecipare alle povertà e ai disagi dei più deboli nelle periferie degradate dell’impero o in qualsiasi altra parte del mondo. Molte delle sue poesie sono dedicate alla vita di strada e all’umanità varia che la frequenta, ai protagonisti dell’“incubo americano”, un’umanità esclusa, dolente e sofferente nel cuore dell’opulento occidente. Uomo del Novecento, Hirschman vede il nuovo millennio come una sorta di furente colpo di coda di una civiltà occidentale in agonia, senza controllo e in preda ad una arrogante frenesia autodistruttiva. Lui, il poeta, non può esimersi dal gridare con forza il suo sdegno e la sua rabbia per le persistenti ingiustizie del mondo, continuando però ad avere fiducia negli uomini e nella poesia.
Hirschman è stato il primo grande poeta ad aderire al progetto di Casa della poesia ed è sempre stato uno dei poeti più attivi, coinvolti e coinvolgenti del progetto. “Sentiero / Path” è una sorta di manifesto della sua poetica. La traduzione è di Raffaella Marzano, sua traduttrice storica in questi ultimi 30 anni. La foto di copertina è di di Christopher Michel. La registrazione è stata realizzata nel corso di Napolipoesia nel 2010, con Jack Hirschman, al pianoforte Gaspare Di Lieto.
JACK HIRSCHMAN
Sentiero
Vai al tuo cuore infranto.
Se pensi di non averne uno, procuratelo.
Per procurartelo, sii sincero.
Impara la sincerità di intenti lasciando
entrare la vita, perché non puoi, davvero,
fare altrimenti.
Anche mentre cerchi di scappare,
lascia che ti prenda e ti laceri
come una lettera spedita
come una sentenza all’interno
che hai aspettato per tutta la vita
anche se non hai commesso nulla.
Lascia che ti spedisca.
Lascia che ti infranga, cuore.
L’avere il cuore infranto è l’inizio
di ogni vera accoglienza.
L’orecchio dell’umiltà ascolta oltre i cancelli.
Vedi i cancelli che si aprono.
Senti le tue mani sui tuoi fianchi,
la tua bocca che si apre come un utero
dando alla vita la tua voce per la prima volta.
Vai cantando volteggiando nella gloria
di essere estaticamente semplice.
Scrivi la poesia.
Traduzione: Raffaella Marzano
JACK HIRSCHMAN
Path
Go to your broken heart.
If you think you don’t have one, get one.
To get one, be sincere.
Learn sincerity of intent by letting
life enter, because you’re helpless, really,
to do otherwise.
Even as you try escaping, let it take you
and tear you open
like a letter sent
like a sentence inside
you’ve waited for all your life
though you’ve committed nothing.
Let it send you up.
Let it break you, heart.
Broken-heartedness is the beginning
of all real reception.
The ear of humility hears beyond the gates.
See the gates opening.
Feel your hands going akimbo on your hips,
your mouth opening like a womb
giving birth to your voice for the first time.
Go singing whirling into the glory
of being ecstatically simple.
Write the poem.
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