La nuova poesia della settimana è dedicata ad uno dei maggiori poeti europei degli ultimi decenni, il polacco Adam Zagajewski. recentemente scomparso. Nato nel ’45 a Leopoli (ora Ucraina), trasferitosi da piccolo con la famiglia a Cracovia dove ha studiando e si è formato diventando un rappresentante di quella generazione letteraria della Nowa fala polacca. «La sua è una tessitura in cui fiori, alberi e uomini convivono in un’unica scena, Ma questo mondo ricreato dall’arte non è un luogo di fuga, al contrario è in relazione con la cruda realtà di questo secolo» ha scritto Czeslaw Milosz. La poesia scelta, bellissima, di Adam Zagajewski, è “Autoritratto / Autoportret“. La traduzione è di Krystyna Jaworska, tratta da “Dalla vita degli oggetti”, Poesie 1983-2005 (Adelphi, 2012). Come al solito in questa pagina trovate insieme alla traduzione, il testo originale e soprattutto la bella lettura del poeta. La foto di copertina è di Tomasz Wiech. Avevamo incontrato Adam Zagajewski nel 2018 nell’ambito della sezione letteratura del Napoli Teatro Festival, grazie a Silvio Perrella e a Brigida Corrado, ed eravamo rimasti in contatto. Zagajewski ci aveva promesso di venire a Casa della poesia, appena sarebbe stato possibile. Aveva anche il desiderio di vedere Salerno che conosceva per il suo amore per Sandor Marai. Un’altra grande voce della poesia contemporanea ci lascia. E senza i suoi versi, saremmo ancora più soli. Prosegue l’impegno di Casa della poesia e di Potlatch per una cultura libera e condivisa.
Adam Zagajewski
AUTORITRATTO
Tra computer, matita e macchina da scrivere passa
metà della mia giornata. Col tempo farà mezzo secolo.
Abito in città straniere e talvolta parlo
con sconosciuti di cose indifferenti.
Ascolto molta musica: Bach, Mahler, Šostakovič, Chopin.
Vi trovo tre elementi, forza, debolezza, dolore.
Il quarto non ha nome.
Leggo i poeti, i vivi e i morti, da loro apprendo
costanza, fede e orgoglio. Cerco di capire
i grandi filosofi – ma di solito riesco
ad afferrare solo brandelli dei loro preziosi pensieri.
Amo fare lunghe passeggiate per le strade di Parigi
e guardare i miei simili, animati dalla gelosia,
dalla brama o dall’ira, osservare la moneta d’argento
che passa di mano in mano e lentamente perde
la sua forma rotonda (si usura il profilo dell’imperatore).
Accanto crescono gli alberi, e nulla esprimono,
a parte la verde, indifferente perfezione.
Sui campi volteggiano uccelli neri
che attendono pazienti come vedove spagnole.
Non sono più giovane, ma c’è ancora chi è più vecchio di me.
Amo il sonno profondo, quando non ci sono,
la corsa veloce in bicicletta per la campagna, quando i pioppi
e le case si dissolvono come cumuli in un cielo sereno.
Talvolta mi parlano i quadri nei musei
e allora l’ironia svanisce all’improvviso.
Adoro osservare il volto di mia moglie.
Ogni domenica telefono a mio padre.
Ogni due settimane incontro gli amici,
in questo modo restiamo fedeli gli uni agli altri.
Il mio paese si è liberato da un male. Vorrei
che a ciò seguisse ancora un’altra liberazione.
Potrei in ciò essere d’aiuto? Non so.
Non sono un vero figlio del mare,
come scrisse di sé Antonio Machado,
ma figlio dell’aria, della menta e del violoncello
e non tutte le strade del mondo alto
incrociano i sentieri della vita che, per ora,
mi appartiene.
Traduzione: Krystyna Jaworska
Adam Zagajewski
AUTOPORTRET
Między komputerem, ołówkiem i maszyną do pisania
schodzi mi pół dnia. Kiedyś zrobi się z tego pół wieku.
mieszkam w obcych miastach i niekiedy rozmawiam
z obcymi ludźmi o rzeczach, które są mi obce.
Dużo słucham muzyki: Bacha, Mahlera, Chopina, Szostakowicza.
W muzyce znajduję siłę, słabość i ból, trzy żywioły.
Czwarty nie ma imienia.
Czytam poetów, żywych i umarłych, uczę się od nich
wytrwałości, wiary i dumy. Próbuję zrozumieć
wielkich filozofów – najczęściej udaje mi się
uchwycić tylko strzępy ich drogocennych myśli.
Lubię chodzić na długie spacery paryskimi ulicami
i patrzeć na moich bliźnich, ożywionych zazdrością,
pożądaniem lub gniewem; obserwować srebrną monetę,
która przechodzi z dłoni do dłoni i powoli traci
swój okrągły kształt (zaciera się profil cesarza).
Tuż obok rosną drzewa, niewyrażające nic,
jeśli nie liczyć zielonej, obojętnej doskonałości.
Po polach kroczą czarne ptaki,
które wciąż na coś czekają, cierpliwe jak hiszpańskie wdowy.
Nie jestem już młody, ale wciąż są starsi ode mnie.
Lubię głęboki sen, kiedy mnie nie ma,
i szybką jazdę rowerem wiejską szosą, gdy topole i domy
rozpływają się jak cumulusy na pogodnym niebie.
Czasem przemawiają do mnie obrazy w muzeach
i nagle znika ironia.
Uwielbiam przyglądać się twarzy mojej żony.
Co tydzień, w niedzielę, telefonuję do ojca.
Co dwa tygodnie spotykam się z przyjaciółmi,
w ten sposób dochowujemy sobie wierności.
Mój kraj wyzwolił się od jednego zła. Chciałbym,
żeby za tym poszło jeszcze jedno wyzwolenie.
Czy mogę być w tym przydatny? Nie wiem.
Nie jestem wprawdzie dzieckiem morza,
jak napisał o sobie Antonio Machado,
ale dzieckiem powietrza, mięty i wiolonczeli,
i nie wszystkie drogi wysokiego świata
krzyżują się ze ścieżkami życia, które na razie,
należy do mnie.
Leggi di più su Adam Zagajewski
Lascia un commento