Anche questa settimana le due rubriche del lunedì “Casa della poesia incontra la Città” (e ringraziamo la redazione del quotidiano che ci ospita celebrando i 25 anni di Casa della poesia) e l’ormai storica “poesia della settimana” si fondono.
Guidati dalla sapiente ed amorevole mano di Francisca Aguirre, cara amica e indimenticabile poetessa, abbiamo incontrato e poi amato la poesia di José Hierro (1922-2002), un protagonista della poesia spagnola del seconda metà del secolo, “l’ultimo dei poeti del siglo de oro”. Diceva di lui Francisca: «Era allo stesso tempo un re e un mendicante, un innamorato e un libertario, un critico feroce e un asceta che comprende tutto. Era un rivoluzionario, un difensore delle libertà». La poesia scelta è “Vicino al mare / Junto al mar”. Il mare, così presente della sua opera, di volta in volta caricandosi di metafore: di eternità, di viaggio, di accoglienza, di grembo materno, di lotta, di sofferenza, di desiderio di fuggire da quella cella dove era stato giovanissimo incarcerato dal regime franchista. Di José Hierro che abbiamo imparato ad amare, lasciandoci inondare o cullare dai suoi versi, abbiamo avuto l’onore di pubblicare proprio quest’anno una ricca antologia dal titolo “Quel che so di me” (Multimedia Edizioni).
JOSÉ HIERRO
ACCANTO AL MARE
Se muoio, che mi mettano nudo,
nudo accanto al mare.
Saranno le acque grigie il mio scudo
e non si dovrà lottare.
Se muoio che mi lascino da solo.
Il mare è il mio giardino.
Non può, chi amava le onde,
desiderare un’altra fine.
Sentirò la melodia del vento,
la misteriosa voce.
Sarà finalmente vinto il momento
che miete come falce.
Che miete incubi. E quando
la notte inizierà ad ardere,
sognando, singhiozzando, cantando,
io nascerò di nuovo.
(Traduzione Raffaella Marzano)
JOSÉ HIERRO
JUNTO AL MAR
Si muero, que me pongan desnudo,
desnudo junto al mar.
Serán las aguas grises mi escudo
y no habrá que luchar.
Si muero que me dejen a solas.
El mar es mi jardín.
No puede, quien amaba las olas,
desear otro fin.
Oiré la melodía del viento,
la misteriosa voz.
Será por fin vencido el momento
que siega como hoz.
Que siega pesadumbres. Y cuando
la noche empiece a arder,
soñando, sollazando, cantando,
yo volveré a nacer.
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