Terzo appuntamento della rubrica, IMAGO POETRY, curata da Casa della poesia e parte del progetto “La Biblioteca vive nel quartiere”, finanziato dal Ministero per i Beni e le Attività culturali e per il Turismo, realizzato dalla Biblioteca emeroteca di Villa Carrara del Comune di Salerno (capofila) in partenariato con le Associazioni: Casa della poesia, Saremo alberi, Marea, Bruno Zevi e Fondazione Cassa di Risparmio Salernitana.
La rubrica IMAGO POETRY pubblica, ma soprattutto condivide e diffonde poesie in video selezionate, montate, tradotte e sottotitolate provenienti dal grande archivio di Casa della poesia.
Non poteva mancare in questo progetto il nostro caro Izet Sarajlić, scomparso nel 2002, uno dei maggiori poeti europei del secondo Novecento, il poeta di lingua serbocroata più tradotto nel mondo, presidente onorario di Casa della poesia, amico fraterno di Alfonso Gatto, cittadino onorario della città di Salerno alla quale è stato profondamente legato.
Sarajlić è stato il grande cantore della Sarajevo città dell’amore e della convivenza etnica e religiosa e poi, suo malgrado, il testimone della città martire, quella che subisce il più lungo assedio della storia moderna (1992-1996), la città trasformata “nel più grande carcere d’Europa”.
Casa della poesia con Multimedia Edizioni ha tradotto e pubblicato prima l’ampia antologia “Qualcuno ha suonato“ e poi quel piccolo “miracolo” che è il “Libro degli addii“, il testamento poetico di Sarajlić. Entrambi i libri sono stati tradotti da Sinan Gudžević e Raffaella Marzano.
Nel grande archivio di Casa della poesia abbiamo ritrovato e montato un video del 2001, un po’ incerto e di fortuna, che abbiamo provato a migliorare con risultati modesti, ma che nonostante le imperfezioni tecniche ha una presa emozionale davvero straordinaria. La poesia è una delle sue più famose “Ultimo Tango a Sarajevo”, scritta durante l’assedio. Una struggente, piccola, magica poesia dedicata all’amata moglie Mikica e nella quale compare, insieme a ricordi italiani, il generale Jovan Divjak, grande eroe della resistenza cittadina e recentemente venuto a mancare. In qualche modo vogliamo dedicare questa poesia anche alla sua memoria.
L’incontro con Sarajlić ha indirizzato il nostro progetto verso la costruzione di una vera e propria comunità poetica internazionale, nel segno della solidarietà, dell’amicizia, del mutuo soccorso e anche verso una riflessione sulla poesia nei luoghi di conflitto e sulla necessità assoluta della poesia “salvezza del genere umano e conservazione della memoria”.
Torneremo a proporvi materiali di Izet Sarajlić, uno dei poeti più amati e apprezzati del secondo Novecento e intanto prepareremo una grande celebrazione per il prossimo anno nel quale celebreremo i 20 anni della sua scomparsa e ricorderemo i 30 anni dall’inizio di quella tragedia che ha sconvolto i Balcani.
La registrazione è stata realizzata nel corso di Napolipoesia nel 2001, la traduzione è di Sinan Gudžević e Raffaella Marzano, le foto di Mario Boccia.
Izet Sarajlić
Ultimo tango a Sarajevo
Il novantaquattro, 8 marzo.
La Sarajevo degli amanti non si arrende.
Sul tavolo l’invito per il matinée di danza allo Sloga.
Naturalmente ci andiamo!
I miei pantaloni sono un po’ logori,
e la sua gonna non è proprio da Via Veneto.
Ma noi non siamo a Roma,
noi siamo in guerra.
Arriva anche Jovan Divjak. Dagli stivali si vede
che viene direttamente dalla prima linea.
Quando ti chiede un ballo sembri un po’ confusa.
Per la prima volta ballerai con un generale.
Il generale non immagina l’onore che ti ha fatto,
ma, a dire il vero, anche tu al generale.
Ha ballato con la donna più celebrata di Sarajevo.
Ma questo tango – questo è solo nostro!
Per la stanchezza ci gira un po’ la testa.
Mia cara è passata anche la nostra magnifica vita.
Piangi, piangi pure, non siamo in Via Veneto,
e forse questo è il nostro ultimo ballo.
(1994)
Traduzione: Sinan Gudžević e Raffaella Marzano
Izet Sarajlić
Posljedni tango u Sarajevu
Devedeset cetrvta,8 mart.
Ljubavno Sarajevo se ne predaje.
Na stolu pozivnica za plesno matine u „Slozi“
Naravno,idemo!
Pantalone su mi prilicno ofucane,
A ni tvoja suknja nije za Via Veneto,
Ali mi nismo u Rimu,
Mi smo u ratu
Evo i Jovana Divjaka.Po cizmama mu se vidi
Da je dosao pravo s prve linije.
Dok te moli za ples,ti si malcice zbunjena.
Prvi put plesat ces s jednim generalom.
General i ne zna kakvu ti je cast ucinio,
A, Boga mi,i ti generalu.
Plesao je s najopjevanijom damom Sarajeva.
Ali ovaj tango –on je samo nas!
Od iscrpljenosti malo nam se vrti u glavama.
Mila,prodje i nas zivot velicanstveni.
Placi,samo placi,nismo na Via Veneto
A ovo je mozda i nas posljednji ples.
(1994)
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