In occasione del venticinquesimo anno di vita di Casa della poesia (nel 1996 furono presentati in pubblico per la prima volta il progetto e il primo festival internazionale “Lo spirito dei luoghi”), in collaborazione con il quotidiano salernitano La Città, che ci offre ospitalità, proporremo, nel corso delle settimane, un viaggio tra i poeti, le poesie, le lingue che nel corso degli anni abbiamo incontrato. Come scriveva Izet Sarajlić “anche i versi sono contenti quando la gente s’incontra”. E vogliamo proprio che questo spazio diventi un luogo di incontro, di scambio, di riflessione. Proporremo una piccolissima parte delle nostre esperienze offrendo attraverso la poesia, in questo momento buio della vita di tutti noi, speranza, sorrisi, sospiri, emozioni. Comporremo una sorta di diario di bordo poetico da offrire ad un pubblico che immaginiamo più ampio di quello abituale. Racconteremo storie, incontri magici, le gioie e i drammi della vita. Come scriveva Luis Cardoza y Aragon, “La poesia è la sola prova concreta dell’esistenza dell’uomo”.
La poesia della settimana è “Nessuno sa cosa siano / Nadie sabe qué son” della meravigliosa Francisca Aguirre. Figlia del pittore Lorenzo Aguirre, vittima della dittatura franchista, la Aguirre è una delle voci essenziali della generazione di poetesse spagnole nate e cresciute sotto il segno della guerra e della dittatura. La sua opera è attraversata dell’evento della Guerra Civile spagnola, dai temi dell’infanzia, da un frequente ricorso alla mitologia classica e da un’insistente e ostinata preservazione della memoria come strumento di salvezza di fronte all’ingiustizia dell’oblio ideologico ed esistenziale. La traduzione, di Raffaella Marzano fa parte del libro “Paesaggi di carta” (Multimedia Edizioni) e la registrazione è stata realizzata a Salerno nel 2004 con il chitarrista Fabio Notari. La foto di copertina è di Guadalupe Grande. Prosegue l’impegno di Casa della poesia e di Potlatch per la diffusione e la condivisione della grande poesia internazionale.
FRANCISCA AGUIRRE
Nessuno sa cosa siano
A Alejandra e Juan Carlos Mestre
Scendono, attraversando il firmamento,
vengono senza essere chiamati.
Nessuno sa cosa siano né a che luogo appartengano.
Discendono, magici e stranieri,
illuminano senza luce, cantano senza musica.
Giungono, definitivamente giungono;
ci invadono
e accade qualcosa che non comprendiamo
che ci brucia senza fuoco.
A dove non sappiamo, ritornano.
Portano al loro apparire, nel loro tempo inopportuno,
l’inquietudine profonda dell’incerto.
Non riscaldano né gelano,
solo inquietano. E profumano
come la luna sul mare. Cantano
come il colore vibrante dei fiori.
Nessuno sa cosa siano, né a che luogo appartengano,
però il sangue accelera,
la memoria rabbrividisce come un naufrago.
Scendono, attraversando il firmamento,
vengono fuori dall’abisso e dalla nostalgia,
illuminano senza luce, cantano senza musica.
Dio mio, cantano, come cantano.
Traduzione di Raffaella Marzano
Francisca Aguirre
Nadie sabe qué son
A Alejandra y Juan Carlos Mestre
Bajan, atravesando el firmamento,
vienen sin ser llamados.
Nadie sabe qué son ni a dónde pertenecen.
Descienden, mágicos y ajenos,
iluminan sin luz, cantan sin música.
Llegan, definitivamente llegan;
nos invaden
y algo que no entendemos sobreviene
quemándonos sin fuego.
De donde no sabemos, vuelven.
Traen en su aparecer, en su deshora,
la desazón profunda de lo incierto.
No calientan ni hielan,
sólo inquietan. Y huelen
como la luna sobre el mar. Cantan
como el color vibrante de las flores.
Nadie sabe qué son ni a dónde pertenecen,
pero la sangre se acelera,
la memoria tirita como un náufrago.
Bajan, atravesando el firmamento,
suben desde el abismo y la nostalgia,
iluminan sin luz, cantan sin música.
Dios mío, cantan, cómo cantan.
Francisca Aguirre con Erri De Luca e Sergio Iagulli (foto di Guadalupe Grande)
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