Ci sono incontri che cambiano la nostra percezione del mondo e delle cose che ci circondano. Così è stato con Paul Polansky, poeta, narratore, fotografo, antropologo, attivista per i diritti umani. Nato nel 1942 a Mason City, Iowa è fuggito dagli States dopo gli studi per evitare la guerra del Vietnam. Mentre è in Cecoslovacchia a cercare le radici della propria famiglia, si imbatte per caso in documenti che testimoniano di un campo di concentramento segreto a Lety nel quale venivano internati soprattutto rom. Da quella scoperta e dalle testimonianze raccolte inizia un viaggio di conoscenza e di comprensione, grazie anche alla sua formazione di antropologo, che lo fa diventare un reale punto di riferimento delle popolazioni rom in Europa e soprattutto nel Kosovo, fino a diventare con la sua poesia e i suoi scritti “voce dei senza voce”, prestando la propria ad uno dei popoli più maltrattati, malvisti e perseguitati della storia. Incaricato dalle Nazioni Unite come mediatore nel Kosovo e in Serbia ha vissuto con loro nei campi di rifugiati. Polansky è stato il nostro lasciapassare e la nostra guida in diversi campi rom (sia legali che illegali, anche nella nostra regione). La poesia di Polansky è sempre dedicata alle minoranze, ai più poveri, agli homeless, ai diseredati del mondo. La poesia scelta è a tema “zigano”, “Pietre tombali / Grave Stones”. Casa della poesia ha pubblicato con Multimedia Edizioni nel 2009 una vasta antologia delle sue poesie dal titolo “Undefeated / Imbattuto”.
Come al solito trovate in questa pagina il testo in italiano, in lingua originale e a bella lettura dell’autore. La foto è di Salvatore Marrazzo, la traduzione di Valentina Confido, la registrazione realizzata a Napolipoesia nel 2009. Continua l’impegno di Potlatch e di Casa della poesia con il quotidiano la Città per una cultura libera e condivisa.
PAUL POLANSKY
PIETRE TOMBALI
un anno dopo la morte di Shemo
la moglie mi chiese di andare a prendere
due grandi pietre
da un fiume limpido
in montagna
per la tomba di suo marito
secondo la tradizione dei Rom
i morti non hanno acqua in cielo
a meno che qualcuno non metta
due grandi pietre di fiume
sulla loro tomba
senza le pietre
sono costretti ad elemosinare l’acqua
il che va bene sulla erra
ma non in cielo.
Traduzione di Valentina Confido
Paul Polansky
Grave Stones
according to Romani tradition
the dead have no water in heaven
unless someon
a year after Shemo’s death
his wife asked me to get
two large stones
from a clean river
in the mountains
for her husband’s grave
according to Romani tradition
the dead have no water in heaven
unless someone puts
two large river stones
on their grave
without stones
they have to beg for water
which is okay on earth