La poesia della settimana è dedicata ad Ada Salas, voce importante e riconosciuta della poesia spagnola della generazione nata negli anni Sessanta. La poesia scelta è “Tuffatore“, ispirata all’opera famosa custodita nel Museo di Paestum e che fa parte del suo nuovo libro “Archeologie” (Multimedia Edizioni). In questo libro Ada Salas cerca di costruire con la poesia un viaggio di guarigione riportando alla luce ciò che è sepolto, che è da riportare alla superficie, scavando, scavando, scavando. E dunque i ritrovamenti, quelli archeologici, un passato storico, quello familiare, il personale, i ricordi, i rimpianti, le ferite, gli oggetti densi di passato e di significati nascosti nella memoria, ecco l’essenza del lavoro del poeta, la grande metafora. Scrive Jordi Doce: “è un privilegio essere contemporanei di Ada Salas e assistere allo sviluppo di una poesia che non smette di crescere e ramificarsi, che si è allontanata dal rigido minimalismo degli esordi per sondare il mondo e macchiarsi delle sue trame, dei suoi incidenti”. La traduzione è di Raffaella Marzano, la foto di copertina è di Rafael Fontán Barreiro, la registrazione realizzata pochi giorni fa a Desenzano del Garda nel corso dell’evento “Le molte lingue della poesia. Incontri internazionali“. Prosegue l’impegno di Potlatch e di Casa della poesia per una cultura libera, democratica, condivisa.
Ada Salas
Tuffatore
TUTTA la notte mi sono divertito a raccogliere
le more una ad una e tutte
mature. Alla luce
della luna. Percorrendo
la strada
che affondava nella montagna.
Ho sentito per primo puro l’usignolo.
Ho sentito poi grufolare
il cinghiale. Tutta la notte un vento accompagnava
dolce
la
raccolta. Poi ormai molto stanco quando
albeggiava
ho mangiato vicino al torrente.
More.
Poi ho cercato il mormorio della cascata.
E mi sono buttato nella pozza quando il sole
nasceva. Solo e nudo. Non seppi
se stavo cadendo
era
vivificante l’acqua
erano
il verde e l’ombra
l’umido e il limo
il dorso
dei pesci profondi. Dovevo
tornare
– ormai quasi il sole
splendeva sulle cose –.
Ma soltanto pensavo al poco
che pesa
un corpo nell’assenza di gravità.
E credo
che non volli
risvegliarmi da quella notte
– ti dico
se chiedi
lontano e straniero
in piedi di fronte alla mia tomba –.
Traduzione: Raffaella Marzano
Ada Salas
Tuffatore
Toda la noche me entretuve en recoger
las moras una a una ya todas
en sazón. A la luz
de la luna. Recorriendo
el camino
que se hundía en el monte.
Oí primero puro al ruiseñor.
Oí después hozar
al jabalí. Toda la noche un viento acompañaba
dulce
la
recolección. Después ya muy cansado cuando
amanecía
comí junto al arroyo.
Moras.
Después busqué el rumor de la cascada.
Y me lancé a la poza cuando el sol
nacía. Solitario y desnudo. No supe
si caía
era
vivificante el agua
eran
el verdor y la sombra
lo húmedo y el limo
el lomo
de los peces profundos. Debía
regresar
–ya casi daba el sol
sobre las cosas–.
Pero solo pensaba en lo poco
que pesa
un cuerpo entre lo ingrávido. Y creo
que no quise
despertar de esa noche
–te digo
si preguntas
lejano y extranjero
de pie frente a mi tumba–.