La poesia della settimana è dedicata ad una delle più importanti poetesse statunitensi, ma anche saggista e icona del femminismo e dell’impegno (famoso e fondamentale il suo “Of Woman Born / Nato di donna”), Adrienne Rich (1929-2012). La poesia scelta è una delle sue più lette e studiate “L’arte della traduzione / The Art of Translation“. È un omaggio ai traduttori che le hanno permesso di leggere poesia e letteratura di lingue sconosciute, ma anche di considerare la poesia stessa come un’arte di traduzione. Per la Rich «translation is always a labor of love». Ed è molto interessante la sua idea di osmosi tra testo e traduzione, tra poeta e traduttore. Nel nostro caso e per questo testo la traduzione è di Maria Luisa Vezzali (tratta dal libro, Adrienne Rich, “Cartografie del silenzio”, Crocetti Editore, 2000). In questa pagina potete come al solito leggere il testo originale, la sua traduzione, ma soprattutto ascoltare la bella lettura della Rich. Prosegue l’impegno di Casa della poesia e di Potlatch per una cultura libera, democratica e condivisa.
Adrienne Rich
L’arte della traduzione
1.
Averti visto esattamente, una volta:
capelli rossi, guance ghiacciate, fresca d’autostrada
i tuoi occhi coraggiosi e scoraggianti, il tuo
gergo. Ma poi risalire verso casa, miglio dopo miglio
tornare dove nessuno conosce il tuo nome
— né come terrorista né come genio potrebbero trattenerti —
volare di nuovo verso il mio paese
con i tuoi fogli sporchi di guerra —
era senz’altro una missione: la mia sacca d’arte
colma dei tuoi succhi frizzanti
le dolci gocce buie del tuo spirito
hanno rigato la sacca, la camicia che indossavo
e la panchina su cui mi sono seduta.
2.
È solo un ramo come gli altri
verde percorso da una vampa di vita
e se io tengo un’estremità e tu l’altra
significa che è spezzato
spezzato tra di noi,
spezzato nonostante noi
spezzato e quindi in procinto di morire
spezzato dalla violenza, spezzato dalla menzogna
verde, percorso da una vampa di vita
3.
Diciamo che siamo chine a terra come bambine
su un mucchio di sassi, tappi, carta argentata, vecchie monete straniere
— i primi oggetti veramente preziosi. Ferri arrugginiti, vetri.
Diciamo che ho visto l’orecchino per prima, ma l’hai voluto tu.
Poi hai voluto le parole che ho trovato. Ti darei
l’orecchino, il turchese scheggiato se ci fosse,
starei a guardare il vetro della spiaggia e la resistenza spezzata
della lampadina. Starei a guardare sulla tua mano
lo strano profilo di rame, l’occhio di tigre, il turchese.
Come una ladra negherei le parole, che siano mai
esistite, espresse o esprimibili,
come una ladra le seppellirei, ricordandomi dove.
4.
Le marche commerciali seguono il commercio
i traduttori vengono bloccati alla dogana:
Occupazione: non saprei —
giornalista, forse spia?
Che i libri siano solo per uso
personale — potrei giurarlo?
Che neppure una loro parola
sia contrabbando — come potrei dimostrarlo?
1995
Traduzione: Maria Luisa Vezzali
Adrienne Rich
The Art of Translation
1
To have seen you exactly, once:
red hair over cold cheeks fresh from the freeway
your lingo, your daunting and dauntless
eyes. But then to lift toward home, mile upon mile
back where they’d barely heard your name
—neither as terrorist nor as genius would they detain you—
to wing it back to my country bearing
your war-flecked protocols—
that was a mission, surely: my art’s pouch
crammed with your bristling juices
sweet dark drops of your spirit
that streaked the pouch, the shirt I wore
and the bench on which I leaned.
2
It’s only a branch like any other
green with the flare of life in it
and if I hold this end, you the other
that means it’s broken
broken between us, broken despite us
broken and therefore dying
broken by force, broken by lying
green, with the flare of life in it
3
But say we’re crouching on the ground like children
over a mess of marbles, soda caps, foil, old foreign coins
—the first truly precious objects. Rusty hooks, glass.
Say I saw the earring first but you wanted it.
Then you wanted the words I’d found. I’d give you
the earring, crushed lapis if it were,
I would look long at the beach glass and the sharded self
of the lightbulb. Long I’d look into your hand
at the obsolete copper profile, the cat’s-eye, the lapis.
Like a thief I would deny the words, deny they ever
existed, were spoken, or could be spoken,
like a thief I’d bury them and remember where.
4
The trade names follow trade
the translators stopped at passport control:
Occupation: no such designation—
Journalist, maybe spy?
That the books are for personal use
only—could I swear it?
That not a word of them
is contraband—how could I prove it?
1995
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