La poesia della settimana è dedicata ad una delle più importanti poetesse statunitensi, ma anche ad un’icona del femminismo e dell’impegno, Adrienne Rich (famoso e fondamentale il suo Of Woman Born / Nato di donna). La poesia scelta è “Una donna pianta dalle figlie / A Woman Mourned by Daughters“. La traduzione è di Maria Luisa Vezzali (dal libro, Adrienne Rich, Cartografie del silenzio, Crocetti Editore, 2000). In questa pagina potete come al solito leggere il testo originale, la sua traduzione, ma soprattutto ascoltare la bella lettura della Rich. La foto di copertina è di Neal Boenzi (New York Times, Co Getty Images). Prosegue l’impegno di Casa della poesia e di Potlatch per una cultura libera e condivisa.
Adrienne Rich
Una donna pianta dalle figlie
Ora, prima di ogni lacrima,
noi sediamo qui nella tua cucina,
come vedi, già esauste.
Tu ti sei dilatata
fino ad oltrepassare
la casa e il cielo intero.
Tu, che siamo riusciti
così spesso ad ignorare!
Tu che la morte ha gonfiato
come un cadavere emerso dal mare;
ci schiacci col tuo peso.
E tuttavia eri foglia,
filo di paglia volato sul letto,
da tempo eri croccante
come un insetto morto.
Se non tu, allora cosa
si posa su noi ora,
come il raso con cui hai velato
il nostro capo il giorno delle nozze?
Niente era mai abbastanza.
Tu ora respiri su di noi
tramite affermazioni solide
di te: cucchiaini, calici,
mari di tappeti, foreste
di vecchie piante da innaffiare,
un vecchio nella stanza accanto
da accarezzare e da nutrire.
E tutto questo mondo
ci sfida a muovere
un dito, anche se non esattamente
come avresti voluto tu.
(1960)
Traduzione di Maria Luisa Vezzali
Adrienne Rich
A Woman Mourned by Daughters
Now, not a tear begun,
we sit here in your kitchen,
spent, you see, already.
You are swollen till you strain
this house and the whole sky.
You, whom we so often
succeeded in ignoring!
You are puffed up in death
like a corpse pulled from the sea;
we groan beneath your weight.
And yet you were a leaf,
a straw blown on the bed,
you had long since become
crisp as a dead insect.
What is it, if not you,
that settles on us now
like satin you pulled down
over our bridal heads?
What rises in our throats
like food you prodded in?
Nothing could be enough.
You breathe upon us now
through solid assertions
of yourself: teaspoons, goblets,
seas of carpet, a forest
of old plants to be watered
an old man in an adjoining
room to be touched and fed.
And all this universe
dares us to lay a finger
anywhere, save exactly
as you would wish it done.
(1960)
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