L’ultima poesia della settimana del 2015 è “The End” (FIne) di Allen Ginsberg, uno dei poeti di riferimento del progetto di Casa della poesia. La traduzione è della indimenticabile Fernanda Pivano e in questa pagina potete leggere, oltre alla traduzione, il testo originale e soprattutto ascoltare la straordinaria lettura del poeta. La foto di copertina è di Vivien-Bittencourt, la registrazione è tratta dal cofanetto “Allen Ginsberg – Holy Soul Jelly Roll – Poems & Songs 1949-1993”. Avremo un nuovo, prossimo anno di resistenza, lotte, abbracci, amore, poesia con l’impegno di Casa della poesia e di Potlatch per una cultura libera e condivisa.
Allen Ginsberg
Fine
Sono io, vecchio Padre dagli Occhidipesce che procreò l’oceano, il verme al mio orecchio, il serpente che si avvolge intorno a un albero,
siedo nella mente della quercia e mi nascondo nella rosa, so se qualcuno si sveglia, nessuno tranne la mia morte,
venite a me corpi, venite a me predizioni, venite tutti profetizzanti, venite spiriti e visioni,
io ricevo tutti, morirò di cancro, entro nella bara per sempre, chiudo gli occhi, scompaio,
cado su me stesso nella neve d’inverno, rotolo in una grande ruota nella pioggia, guardo le convulsioni di quelli che scopano
la macchina stride, le furie gemono la loro musica di basso, la memoria svanisce nel cervello, gli uomini imitano i cani,
io godo nella pancia di una donna, gioventù che tende i seni e le cosce al sesso, l’uccello ritto in avanti
a gettare il suo seme sulle labbra di Yin la danza di bestie nel Siam, cantano l’opera a Mosca,
i miei ragazzi vanno in calore al crepuscolo sui gradini, io entro a New York, suono il mio jazz su un Clavicembalo di Chicago,
L’amore che mi ha creato lo riconduco alla mia Origine senza perdita, galleggio sopra chi vomita
esaltato dalla mia immortalità, esaltato da questa eternità che gioco ai dadi e seppellisco,
vieni Poeta taci mangia la mia parola, e assaggia la mia bocca nel tuo orecchio.
New York, 1960
Traduzione: Fernanda Pivano
Allen Ginsberg
The End
I am I, old Father Fisheye that begat the ocean, the worm at my own car, the serpent turning around a tree,
I sit in the mind of the oak and hide in the rose, know if any wake up, none but my death,
come to me bodies, come to me prophecies, come all foreboding, come spirits and visions,
I receive all, I’ll die of cancer, I enter the coffin forever, I close my eye, I disappear,
I fall on myself in winter snow, I roll in a great wheel through rain, I watch fuckers in convulsion,
car screech, furies groaning their basso music, memory fading in the brain, men imitating dogs,
I delight in a woman’s belly, youth stretching his breasts and thighs to sex, the cock sprung inward
gassing its seed on the lips of Yin, the beasts dance in Siam, they sing opera in Moscow,
my boys yearn at dusk on stoops, I enter New York, I play my jazz on a Chicago Harpsichord,
Love that bore me I bear back to my Origin with no loss, I float over the vomiter
thrilled with my deathlessness, thrilled with this endlessness I dice and bury,
come Poet shut up eat my word, and taste my mouth in yout ear.
New York , 1960
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