La prima poesia della settinana del mese di settembre è di Ante Zemljar ed è tratta da “Ovidio legato all’albero della nave / Za jarbol svezan Ovidije”. Ante Zeljar, poeta, scrittore, mosaicista, comandante partigiano nel corso della Seconda Guerra mondiale, prigioniero a Goli Otok (L’isola nuda) è stato un caro amico e un protagonista di Casa della poesia. La raccolta “L’inferno della speranza”, che abbiamo avuto l’onore di pubblicare in Italia, è ispirata dalla terribile esperienza in un campo di prigionia tra i feroci d’Europa dopo la II Guerra mondiale. Come al solito è possibile leggere la versione originale e ascoltare l’intensa lettura dell’autore in una registrazione realizzata a Casa della poesia nel 2003. La traduzione è di Stevka Smitran e la foto di copertina di Kristijan Kravica. Un saluto a pugno chiuso per il nostro caro Comand’Ante. Prosegue l’impegno di Casa della poesia e di Potlatch per una cultura libera e condivisa.
Ante Zemljar
da: “Ovidio legato all’albero della nave”
6.
le mani destinate ai saluti amichevoli
conoscono la forza dei cupi soldati
dei quali non sono all’altezza
legate a croce
le mani sono più indifese di un passero nel pugno di un violento
cinguetto
che non mi scricchiolino le costole:
il cinguettio è canto epico che significa destino
il violento si meraviglia
e io cinguetto a pieni polmoni
cinguetto a squarciagola
bruciato dal sole, attaccato dal sale, cinguetto
per stupirlo, cinguetto
per stupirlo più a lungo possibile, cinguetto
per sopravvivere
nel pugno sprofondato
per superare il pugno
cinguetto
cinguetto
cinguetto la mia vita, la mia non esistenza
sono nessuno, sempre più esile
cinguetto nel pugno come se fosse il mio unico
canto epico per sopravvivere, cinguetto
nel pugno per sempre
afono al richiamo
per offrirmi senza fine
cinguetto
Traduzione: Stevka Smitran
Ante Zemljar
da: “Za jarbol svezan Ovidije”
6.
na rukama mekoci susreta namijenjenim
upoznajem silu mrkih vojnicina
kojima nisam dorastao
vezane uprekriž
ruke su nemocnije od vrapca u šaci siledžije
živèem
da mi ne kvrcnu rebra:
živkanje je ep što sudbinu znaci
siledžija se cudi
a ja živcem veæ zapjenjen
živcem razderana grla
prepecen suncem, solju zariban živcem
da bih ga cudio živcem
što dulje da bih ga cudio
što dulje da bih opstao
u šaci utonuo
šaku da bih nadrastao
živkao
živkao
živcem svoj život, nepostajanje svoje
nitko nisam, sve tanji
živcem u šaci kao u jedinom
ep svoj da bih opstao živcem
u šaci za svagda
u zovu promukao
beskrajno da bih se dao
živcem
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