La poesia della settimana, ultima del mese di agosto, è presa dal grandissimo archivio sonoro di Casa della poesia, e ci porta nella storia e nella grande poesia russa del Novecento. È una grande emozione ascoltare la voce (la registrazione è un po’ disturbata) di Borís Pasternàk che legge la sua poesia “Separazione / Разлука“. Si tratta di un piccolo gioiello, una poesia tratta dall’ultimo capitolo (il diciassettesimo) del suo grande capolavoro narrativo “Il dottor Živago“, intitolato proprio “Poesie di Jurij Živago”, che vogliamo condividere con tutti gli amici di Casa della poesia e coloro che seguono Potlatch. La traduzione è quella storica del 1958 di Feltrinelli, di Pietro Zveteremich e Mario Socrate. Prosegue l’impegno per una cultura libera, democratica, accessibile, condivisa.
BORIS PASTERNAK
Separazione
Dalla soglia un uomo guarda,
non riconosce la casa.
La sua partenza fu come una fuga.
Su tutto tracce di devastazione.
Dovunque nelle stanze un caos.
Non s’accorge per le lacrime della gravità del disastro,
e per un’improvvisa emicrania.
Dal mattino ha nelle orecchie come un rumore.
È proprio in sé, o sogna?
E perché sempre in mente gli torna
un pensiero continuo del mare.
Quando di là dalla brina alla finestra,
più non traspare il mondo di Dio,
doppiamente una disperata tristezza
somiglia al deserto del mare.
Gli era così cara, lei.
in qualunque suo tratto,
come al mare son vicine le sponde
lungo la linea della risacca.
Come affonda i giunchi
il mareggiare dopo la burrasca,
s’immersero così nel fondo della sua anima
quei lineamenti e le forme.
Negli anni delle traversie, nei tempi,
di un’esistenza impensabile,
un’ondata del destino
gliel’aveva emersa dal fondo.
Fra ostacoli senza numero,
superando ogni insidia,
l’onda l’aveva sospinta, sospinta
e congiunta a lui strettamente.
Ed ecco, adesso è partita;
vi è stata costretta, forse.
Il distacco tutti e due consuma,
fino alle ossa l’angoscia li morde.
E l’uomo si guarda intorno:
al momento di partire
lei ha buttato tutto per aria
nei cassetti del comò.
Lui s’aggira e fin quando fa buio
ripone nei cassetti
le pezze di stoffa sparpagliate
e un modello di taglio.
E pungendosi con il cucito
a un ago dimenticato,
rivede a un tratto tutta lei,
e prende a piangere quasi di nascosto.
Traduzione: Pietro Zveteremich e Mario Socrate
Борис Пастернак
Разлука
С порога смотрит человек,
Не узнавая дома.
Ее отъезд был как побег.
Везде следы разгрома.
Повсюду в комнатах хаос.
Он меры разоренья
Не замечает из-за слез
И приступа мигрени.
В ушах с утра какой-то шум.
Он в памяти иль грезит?
И почему ему на ум
Все мысль о море лезет?
Когда сквозь иней на окне
Не видно света божья,
Безвыходность тоски вдвойне
С пустыней моря схожа.
Она была так дорога
Ему чертой любою,
Как моря близки берега
Всей линией прибоя.
Как затопляет камыши
Волненье после шторма,
Ушли на дно его души
Ее черты и формы.
В года мытарств, во времена
Немыслимого быта
Она волной судьбы со дна
Была к нему прибита.
Среди препятствий без числа,
Опасности минуя,
Волна несла ее, несла
И пригнала вплотную.
И вот теперь ее отъезд,
Насильственный, быть может!
Разлука их обоих съест,
Тоска с костями сгложет.
И человек глядит кругом:
Она в момент ухода
Все выворотила вверх дном
Из ящиков комода.
Он бродит и до темноты
Укладывает в ящик
Раскиданные лоскуты
И выкройки образчик.
И, наколовшись об шитье
С невынутой иголкой,
Внезапно видит всю ее
И плачет втихомолку.
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