Ritorna, dopo un periodo di pausa, la poesia della settimana. Dallo scrigno magico dell’archivio sonoro di Casa della poesia, una nuova piccola, straordinaria gemma. Boris Pasternak (1890 – 1960), uno dei maggiori poeti russi del Novecento, Premio Nobel nel 1958 per il suo unico e grande romanzo Il dottor Živago, legge la sua poesia “Festa nuziale / Свадьба“. La traduzione è dell’indimenticabile Angelo Maria Ripellino, studioso, traduttore e poeta lui stesso, che ci ha fatto innamorare del mondo slavo. Pasternak, insieme ad Anna Achmatova, Maria Cvetaeva, Osip Mandel’štam, Vladimir Majakovskij, Sergej Esenin e tanti tanti altri hanno realizzato la grande stagione della poesia russa del Novecento. Lo leggiamo ed ascoltiamo, in questa pagina, con grande emozione. Ecco la Russia che amiamo e che ci appartiene. Prosegue l’impegno di Potlath e di Casa della poesia per una cultura libera, democratica, accessibile, condivisa.
Boris Pasternak
Festa nuziale
Attraversato l’orlo del cortile,
gli ospiti con la fisarmonica
si recarono in casa della sposa
a far baldoria sino al mattino.
Dietro la porta padronale
tappezzata di feltro
dall’una alle sette si spensero
i frammenti del chiacchierio.
Ma all’alba, nel colmo del sonno,
quando si aveva voglia di dormire,
riprese a cantare l’armonica,
ritornando dallo sposalizio.
E il suonatore ancora una volta
sparse sul proprio strumento
lo scriscio dei palmi, il luccichìo dei monili,
il chiasso indiavolato della festa.
E di nuovo, di nuovo, di nuovo
la favellìo d’una d’una častuška
irruppe difilato dl festino
sul letto dei dormienti.
Ed una, bianca come neve,
tra lo strepitio, i sibili, il baccano
ricominciò come una pavonessa,
a veleggiare, dimenando i fianchí,
ed il capo, e le spalle,
e la destra in quella melodia
ballabile per il selciato,
come una pavonessa, come una pavonessa.
A un tratto la foga e il fragore dei suoni,
lo scalpiccio della danza,
sprofondando nel baratro,
scomparvero come nel nulla.
Si destava il cortile chiassoso.
Un’eco di faccende
si frammischiava ai discorsi
e agli scoppi di risa.
Nel cielo immenso, verso l’alto
come un turbine di macchie grigiastre
volavano a stormo i colombi,
levatisi dalle colombaie.
Come se li avessimo mandati,
ricordandosi a un tratto nel sonno,
con l’augurio di lunghi anni
a inseguire la festa delle nozze.
La vita anch’essa è solo un attimo,
solo un dissolvimento
di noi stessi in tutti gli altri,
come per un dono.
Solo uno sposalizio, che dal basso
si slancia dentro le finestre,
solo una canzone, solo un sogno,
solo un colombo grigiastro.
Traduzione: Angelo Maria Ripellino
Борис Пастернак
Свадьба
Пересекши край двора,
Гости на гулянку
В дом невесты до утра
Перешли с тальянкой.
За хозяйскими дверьми
В войлочной обивке
Стихли с часу до семи
Болтовни отрывки.
А зарею, в самый сон,
Только спать и спать бы,
Вновь запел аккордеон,
Уходя со свадьбы.
И рассыпал гармонист
Снова на баяне
Плеск ладоней, блеск монист,
Шум и гам гулянья.
И опять, опять, опять
Говорок частушки
Прямо к спящим на кровать
Ворвался с пирушки.
А одна, как снег бела, бела,
В шуме, свисте, гаме
Снова павой поплыла,
Поводя боками.
Помавая головой
И рукою правой,
В плясовой по мостовой,
Павой, павой, павой.
Вдруг задор и шум игры,
Топот хоровода,
Провалясь в тартарары,
Канули, как в воду.
Просыпался шумный двор.
Деловое эхо
Вмешивалось в разговор
И раскаты смеха.
В необъятность неба, ввысь
Вихрем сизых пятен
Стаей голуби неслись,
Снявшись с голубятен.
Точно их за свадьбой в след
Спохватясь спросонья,
С пожеланьем многих лет
Выслали в погоню.
Жизнь ведь тоже только миг,
Только растворенье
Нас самих во всех других
Как бы им в даренье.
Только свадьба, вглубь окон
Рвущаяся снизу,
Только песня, только сон,
Только голубь сизый.
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