La poesia della settimana, che andiamo ad estrarre dal gigantesco archivio sonoro di Casa della poesia (uno dei più grandi del mondo), ci porta nel passato e in un certo senso nell’attualità. Siamo nella grande poesia russa del Novecento e leggiamo ed ascoltiamo con grande emozione la voce di Boris Pasternak che legge la sua poesia “Convegno / Свидание“ (una delle poesie di Jurij Živago che completano e chiudono il famoso romanzo). Si tratta di un piccolo gioiello che vogliamo condividere con tutti gli amici di Casa della poesia e coloro che seguono Potlatch. La traduzione, una nuova versione del Il dottor Živago, è di Serena Prima. Ecco la Russia che amiamo e che ci appartiene. Prosegue l’impegno di Potlath e di Casa della poesia per una cultura libera, democratica, accessibile, condivisa.
Boris Pasternak
Convegno
La neve s’ammucchia sulle strade,
Riempie i pendii dei tetti.
Uscirò a sgranchirmi le gambe:
Tu, fuori della porta, attendi.
Sola, nel cappotto autunnale,
Senza cappello né calosce,
Tu combatti con l’ansia
E dalle labbra succhi neve fradicia.
Gli alberi e gli steccati
Si perdono lontano, nel buio.
Sola sotto alla nevicata
Tu stai ferma, nell’angolo.
Gronda acqua dalla treccia
Lungo la manica, nel risvolto,
E gocce di rugiada fine
Luccicano tra i capelli.
E d’una ciocca bionda
S’illuminano: il viso,
Il fazzoletto e la figura
E questo cappottino.
La neve sulle ciglia è umida,
Nei tuoi occhi è angoscia,
E tutto il tuo sembiante sembra fatto
Come in un unico blocco.
Come se con un ferro
Bagnato nell’antimonio
Con un tratto profondo
Tu fossi stata incisa sul mio cuore.
E lì per sempre è scritta
La dolcezza dei tratti,
E perciò poco importa
Che il mondo sia spietato.
E perciò si raddoppia
Tutta questa notte nella neve,
E non mi riesce di tracciare
Un segno di confine tra di noi.
Ma da dove veniamo, ma chi siamo
Noi, quando di questi anni
Sono rimaste chiacchiere soltanto,
E al mondo più non siamo?
1949
Traduzione: Serena Prima
Борис Пастернак
Свидание
Засыпет снег дороги,
Завалит скаты крыш.
Пойду размять я ноги:
За дверью ты стоишь.
Одна, в пальто осеннем,
Без шляпы, без калош,
Ты борешься с волненьем
И мокрый снег жуешь.
Деревья и ограды
Уходят вдаль, во мглу.
Одна средь снегопада
Стоишь ты на углу.
Течет вода с косынки
По рукаву в обшлаг,
И каплями росинки
Сверкают в волосах.
И прядью белокурой
Озарены: лицо,
Косынка, и фигура,
И это пальтецо.
Снег на ресницах влажен,
В твоих глазах тоска,
И весь твой облик слажен
Из одного куска.
Как будто бы железом,
Обмокнутым в сурьму,
Тебя вели нарезом
По сердцу моему.
И в нем навек засело
Смиренье этих черт,
И оттого нет дела,
Что свет жестокосерд.
И оттого двоится
Вся эта ночь в снегу,
И провести границы
Меж нас я не могу.
Но кто мы и откуда,
Когда от всех тех лет
Остались пересуды,
А нас на свете нет?
1949 г.
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