La poesia della settimana è dedicata ad un grande poeta brasiliano che è stato nostro ospite qualche anno fa, Carlos Nejar. Nato nel 1939 a Porto Alegre, e definito “poeta della pampa brasiliana”, vive da anni a Guarapari, nello stato di Espírito Santo, in una casa che si affaccia sul mare e che egli ha chiamato Paiol da Aurora [Capanna dell’Aurora]. È stato uno dei più giovani membri dell’Accademia Brasiliana delle Lettere. In Italia abbiamo avuto l’onore di pubblicare la raccolta “Miei cari vivi” (2004, Multimedia Edizioni), curata da Vera Lucia de Oliveira. Come al solito trovate in questa pagina il testo originale, la sua traduzione (di Vera Lúcia de Oliveira) e soprattutto la sua lettura della poesia “Rituale” (Ritual). Con Nejar, alla chitarra Fabio Notari. La registrazione è stata realizzata a Casa della poesia nel 2004. La foto di copetina è di Roberto Moreyra. Continua l’impegno di Casa della poesia e di Potlatch per una cultura libera, democratica, condivisa.
Carlos Nejar
Rituale
(A Fabrício)
Sapevi che i miei vestiti
conservavano l’epidermide
del mio sogno
ed erano lì,
non viaggiavano con me,
erano lì,
custodi della primavera
nel cassetto
di un ritorno prodigo
al padre inconsolabile.
Sapevi, figliolo,
e conversavi a lungo
con i vestiti,
conversavi tanti imbrunire
con la mia lunga assenza.
C’era rumore in essi:
pesci in un acquario
di flanella e lino.
Un sotterraneo ritmo
li agitava.
Il mondo vegetale e animale
erano scarabocchi
nel mescolarsi
ozioso delle ombre.
Che cosa cercavi
fra i vestiti:
un amore espulso,
la lacrima, l’istinto
di sopravvivermi?
Traduzione: Vera Lúcia de Oliveira
Carlos Nejar
Ritual
(A Fabrício)
Sabias que as minhas roupas
conservavam a epiderme
de meu sonho
e estavam ali,
não viajavam comigo,
estavam ali,
guardiãs da primavera
na gaveta
de um retorno pródigo
ao pai inconsolável.
Sabias, filho,
e conversavas longamente
com as roupas,
conversavas entardeceres muitos
com minha longa ausência.
Havia rumor nelas:
peixes num aquário
de flanela e linho.
Um subterrâneo ritmo
as removia.
O mundo vegetal e animal
eram rabiscos
no embaralhar
ocioso das sombras.
O que procuravas
entre as roupas:
algum amor banido,
a lágrima, o instinto
de me sobreviver?
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