Per ricordare un momento terribile della nostra storia abbiamo pensato di riproporre come poesia della settimana la bellissima “Prodigio” di Carmen Yáñez. Incredibilmente scampata all’inferno di Villa Grimaldi, la Yáñez ci riporta appunto a quell’11 settembre, quello del colpo di stato in Cile di 50 anni fa, che ha prodotto una delle più sanguinose ed inumane dittature dell’America Latina. E lo fa ricostruendo un incontro “prodigioso”, avvenuto a tanti anni di distanza da quei giorni terribili. La traduzione è di Raffaella Marzano e come al solito potete leggere la poesia in traduzione, in lingua originale, ma soprattutto ascoltarla dalla voce di Carmen Yáñez. Al pianoforte Riccardo Morpurgo, la registrazione “live” avvenuta in occasione di Napolipoesia 2002. Prosegue l’impegno di Casa della poesia e di Potlatch per una cultura libera, democratica, condivisa.
Carmen Yáñez
Prodigio
a Marcia Scantlebury
Se in quei giorni di ottobre
e di bende nere
quando davvero la paura
mordeva la carne
e noi custodivamo nomi
nelle pieghe del sudore
ti avessi toccato la fronte oltraggiata,
per curarti la ferita con l’acqua che oggi ci unisce,
non mi avresti creduto.
Mai fummo più vicine
alle rose
Ti ricordi quelle rosse
che paradossalmente crescevano lì,
nel cuore stesso del dolore?
Belle rose…
delle quali ci fu negato
il favore del profumo
ma non le tristi spine.
Se in quei giorni di ottobre
a Villa Grimaldi
quando neanche il mio olfatto
mi diceva che ti saresti svegliata,
Marcia,
ti avessi parlato
solo per consolarti
per curarti la ferita del viso
per liberare l’aria da un brutto sogno
per volgere lo sguardo all’indietro
prendendo il tempo per le corna
e ricostruire il velo di cipolla
che ci coprì
fino ad allora.
Se ti avessi fatto una promessa,
se avessi predetto
un invito, in una città
lontana, bella
San Marco, Venezia
la città del ritrovarsi
prodigioso.
Non mi avresti creduto
Non mi avresti creduto
perché la morte batteva le ali
là fuori
e la bontà taceva.
Traduzione: Raffaella Marzano
Carmen Yáñez
Prodigio
à Marcia Scantlebury
Si en aquellos días de octubre
y de negras vendas
cuando de verdad el miedo
mordía las carnes
y nosotras atesorábamos nombres
en los pliegues del sudor
te hubiese tocado la frente agraviada.
por curarte la herida con el agua que hoy nos une,
no me hubieras creído.
Nunca estuvimos más cerca
de las rosas
¿Te acuerdas de las rosas
que paradójicamente crecían allí.
En el centro mismo del dolor?
Hermosas rosas…
de las que se nos negó
el favor de su perfume
pero no sus tristes espinas.
Si en aquellos días de octubre
en Grimaldi
cuando ni mi olfato
me decía que despertarías,
Marcia,
te hubiese hablado
sólo por consolarte
por curarte la herida de la cara
por despejar el aire de un mal sueño
por volver la vista atrás
tomando el tiempo por las astas
y reconstituir la tela de cebolla
que nos cubrió
hasta entonces.
Si te hubiese hecho una promesa,
si hubiese predicho
un llamado, en una ciudad
lejana, bella
San Marcos, Venecia
la ciudad de los reencuentros
prodigiosos.
No me habrías creído
No me habrías creído
porque la muerte batía alas
allá afuera
y la bondad callaba.