Festeggiamo con gioia l’imminente conferimento del titolo di “poeta laureato” della città di San Francisco alla nostra straordinaria amica Genny Lim. Poetessa cino-inuit-statunitense, figlia di immigrati cinesi che hanno vissuto esclusioni, razzismo e deportazioni, è una delle più belle voci della poesia statunitense e della jazz-poetry. Buddista e profondamente impegnata per i diritti delle donne e delle minoranze, studiosa di tradizioni e mistica orientale, rappresenta un’avvincente incrocio tra culture orientali ed occidentali fuse nella sua storia personale e nella sua poesia.
Ha scritto di lei Jack Hirschman: «Il suo linguaggio è pervaso da visione jazzistica e impegno nelle lotte di coloro – dagli homeless alle minoranze razziali – a cui è richiesto di rimanere invisibili, marginali e sostanzialmente eliminabili». Ed è proprio nell’oralità della sua poesia, che Genny fonde il suo canto, con echi delle sue culture di riferimento, creando un mix entusiasmante.
Il suo primo libro italiano “La morte del tempo” è stato pubblicato nel 2017 da Multimedia Edizioni, con la traduzione di Raffaella Marzano. Genny Lim, partecipa da anni ai progetti di Casa della poesia e collabora con alcuni tra i maggiori jazzisti americani (Max Roach, Billy Higgins, Herbie Lewis) e in Italia anche con i nostri Gaspare Di Lieto, Aldo Vigorito, Marco Collazzoni.
La poetessa cubana Nancy Morejon ha scritto di lei: «Una persona che sogna farfalle, sotto i ponti della sua città, è una persona che riconosce le sue origini e, soprattutto riconosce la funzione della bellezza e della poesia, al di sopra del fuoco e della distruzione, come una forma di insegnamento che il linguaggio è come un veliero, che può far viaggiare la memoria attraverso l’oceano e il tempo. Come nelle poesie di Genny Lim, la storia sempre attraversa i mari».
La registrazione è stata realizzata a giugno del 2024 a Desenzano nel corso di “Le molte lingue della poesia“, la traduzione è di Raffaella Marzano, la foto di copertina dall’archivio di Casa della poesia. Continua l’impegno di Potlatch e di Casa della poesia per una cultura libera, democratica, condivisa.
Genny Lim
Lingua madre
per la mia mamma cinese chukchi, Lin Sun Lim, 1906-2007
Koy! Qui. Nien. Là.
La lingua è la barca che porta
la memoria attraverso l’oceano di tempo
e stagioni, salda e forte
come mani che guidano il parto
Uova d’anatra conservate nel fango con
i tuorli arancioni come nulla osta
rimedi di villaggio per sudori notturni
incubi, svenimenti e fl atulenza
fra una cabala di donne che cuciono
La lingua madre di cui mi vergognavo
ora archiviata come Yaqui1
in bibliografi e commentate con
note a pie’ di pagina e segni diacritici per
dialetti in via d’estinzione che
i Custodi delle Lingue
proteggono per la pubblicazione
Koy! Qui. Nien. Là o anno
Non si parla inglese qui
l’accento deve oscillare come
la coda del bue che tira il suo carro
lungo il delta del Pearl River
Eravamo curiosi, gente di campagna
che seguiva il sentiero deforme
fi no ad un sogno giogo chiamato Mei Kuo2
come Ishi3, congelato nel tempo
dicono che non abbiamo mai davvero lasciato la Cina
La sua voce thlay-yip4 è umida sulla mia lingua
lo spesso, ruvido sentore strascicato di ji-yuk beng5
La punta si accende sul mio palato superiore
salendo e scendendo come un gabbiano
in una caverna con le ali troncate
aspetto e aspetto nell’oscurità echeggiante
degli interrogatori post-mortem
nervosa mentre il corvo vola
Un cesto di riso, un pozzo del Tempio, svuotato
una memoria di carta gettata in mare
questo è tutto quello che mi ha lasciato
I bambini furono messi a dormire
dietro porte chiuse con graffi ti
incisi in distici di disperazione
la luna notturna distese la sua luce dorata
sulle parole, “Io attraverserò la barriera.”
Come ti chiami?
Dove e quando sei nata?
Quante case in fi la?
Koy! Qui. Nien. Là.
Mamma guarda come un barbagianni
sotto il coperchio curvo della luna
sogna lucciole sotto il ponte
sogna di catturare la loro luce tremolante
sogna lupi e foche
sogna di nuotare veloce e incessante attraverso
il canale gelato per sopravvivere
Genny Lim
Mothertongue
For my Chukchi Chinese mother, Lin Sun Lim, 1906-2007
Koy! Here. Nien. There.
Language is the boat that delivers
memory across the ocean of time
and seasons, steady and strong
like hands that coax childbirth
Duck eggs preserved in mud with
yolks orange as permission
Village cures for night sweats
nightmares, fainting and fl atulence
among a cabal of sewing women
The Mothertongue that shamed me
now archived like Yaqui in
annotated bibliography with
footnotes and diacritics for
dialects of extinctions that
the Keepers of Tongues
copyright for publication
Koy! Here. Nien. There or year
No English spoken here
The accent’s gotta swing like
the tail of the ox pulling its cart
along the Pearl River delta
We were curios, countryfolk
who followed the crooked path
to a yoked dream called Mei Kuo
Like Ishi, frozen in time
they say we never really left China
Her thlay-yip voice is wet on my tongue
its thick, rough drawl tastes of ji-yuk beng
The tip alights on my upper palate
ascending and descending like a gull
in a cave with its wings clipped
I wait and wait in the echoing gloom
of post-mortem interrogations
nervous as the raven fl ies
A rice bin, a Temple well, emptied
A paper memory tossed at sea
This is all she’s left me
The children were laid to rest
behind locked doors with graffi ti
etched in couplets of despair
The night moon parsed its golden light
on the words, “I will cross the barrier.”
What is your name?
Where and when were you born?
How many houses in row?
Koy! Here. Nien. There.
Mother watches like a barn owl
under the drooped lid of the moon
She dreams of fi refl ies under the bridge
of capturing their fl ickering light
She dreams of wolves and seals
swimming swift and steady across
the frozen channel to survive