La poesia della settimana è dedicata ad un grande poeta spagnolo, José Hierro, nato a Madrid nel 1922, scomparso nel 2002, “l’ultimo dei poeti del siglo de oro”. Scrive Alessio Brandolini in Fili d’aquilone: «Dall’età di due anni visse con la sua famiglia fino all’adolescenza a Santander. in Cantabria, per poi ritornarvi da adulto,per poi ritornarvi da adulto, e il mare di quella città affacciata sul golfo di Biscaglia ha una grande importanza nella sua poesia: il mare come metafora dell’eternità, il mare che accoglie le sofferenze dell’uomo, le placa e restituisce la gioia di vivere, di “rinascere” al mondo (“Adesso saremo felici, quando non c’è niente da sperare”)». Dalla raccolta “Poesie scelte” (a cura di Alessandro Ghignoli), pubblicata dalla casa editrice Raffaelli, proponiamo la traduzione della poesia “Accanto al mare“. Insieme alla traduzione, il testo originale e soprattutto la voce di José Hierro. Prosegue l’impegno di Casa della poesia e di Potlatch per una cultura libera e condivisa.
JOSÉ HIERRO
ACCANTO AL MARE
Se muoio, che mi mettano nudo,
nudo accanto al mare.
Saranno le acque grigie il mio scudo
e non si dovrà lottare.
Se muoio che mi lascino da solo.
Il mare è il mio giardino.
Non può, chi amava le onde,
desiderare un’altra fine.
Sentirò la melodia del vento,
la misteriosa voce.
Sarà finalmente vinto il momento
che miete come falce.
Che miete incubi. E quando
la notte inizierà ad ardere,
sognando, singhiozzando, cantando,
io nascerò di nuovo.
(Traduzione Alessandro Ghignoli)
JOSÉ HIERRO
JUNTO AL MAR
Si muero, que me pongan desnudo,
desnudo junto al mar.
Serán las aguas grises mi escudo
y no habrá que luchar.
Si muero que me dejen a solas.
El mar es mi jardín.
No puede, quien amaba las olas,
desear otro fin.
Oiré la melodía del viento,
la misteriosa voz.
Será por fin vencido el momento
que siega como hoz.
Que siega pesadumbres. Y cuando
la noche empiece a arder,
soñando, sollazando, cantando,
yo volveré a nacer.
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