Tra gli incontri straordinari nel corso di questi ventisette anni, quello con Josip Osti, ci riempie di gioia e di lacrime. La gioia è dovuta all’aver incontrato e aver ricevuto l’amicizia di uno dei più grandi poeti europei contemporanei, lacrime per la perdita avvenuta il 26 giugno di due anni fa, dopo una lunga malattia alla quale aveva resistito con coraggio e sempre scrivendo. Questa sera celebriamo l’amico e il poeta a Casa della poesia. Josip Osti è stato un fratello per noi, e noi per lui “la famiglia italiana”. Un gigante della poesia europea, un uomo meraviglioso. Seguendo i passi di Izet Sarajlć, Josip era un poeta dell’amore, meravigliose le sue poesie amorose, sensuali, ma anche cariche di ironia, e come Sarajlić aveva dovuto raccontare, facendosene carico, la dissoluzione del suo paese, la guerra, il disintegrarsi di un mondo e di una lingua. Nato a Sarajevo era poi diventato cittadino sloveno assumendone anche la lingua. Tante le occasioni vissute insieme, tante letture, partecipazioni a festival, presentazioni (abbiamo avuto l’onore di pubblicare 5 suoi libri), viaggi. Indimenticabile il brindisi una mattina con un bicchiere di poderoso teran nel “giardino magico” della sua casa di Tomaj, dove ogni oggetto, ogni angolo raccontava di lui, delle sue mani, delle sue passioni, delle sue visioni. Non potremo dimenticare Josip e faremo di tutto per poterlo ricordare a tutti gli amanti della poesia. Amico caro, “albero che cammina, corre vola”, come tu hai scritto “l’amore ti ha fatto poeta” e di quell’amore siamo e saremo testimoni.
Come poesia della settimana riproponiamo proprio “Sono un albero che cammina, corre vola… / Drevo sem, ki hodi, teče, leti…”, tradotta in italiano dalla grande Jolka Milič. Con Josip Osti, Renato Costarella al pianoforte e Valerio Iaccio al violino. La registrazione è stata realizzata a Casa della poesia nel 2004, la foto di copertina è di Guadalupe Grande. Continua l’impegno di Casa della poesia per una cultura libera e condivisa.
Josip Osti
Sono un albero che cammina, corre, vola…
Sono un albero che cammina, corre, vola… Un albero
che senza nemmeno sapere come, dato che
nel vero amore tutto è inspiegabile,
dal meridione si è ritrovato nel nord, circondato
da alberi differenti. Solo dopo, la furia
della guerra l’ha strappato con le radici. Non verrà
mai a sapere se in sogno o nella realtà, che è
ancora più angosciosa dei più tormentosi
incubi. Sono un albero che cammina, corre,
vola… Un albero che non ha cessato di lasciarsi
incantare dal bel paesaggio carsico e nello
stesso tempo di scandalizzarsi per ciò che
accadeva nel suo paese natío.
Con la gente, gli alberi, i fiori, i cani, i gatti…
Con gli animali domestici e selvatici…
Nelle città, villaggi e boschi… Un albero
che sudava, coperto di baci solari,
che pativa il freddo e tremava sotto le violente
raffiche della bora. Nella cui chioma, divenuta grigia
in una sola notte, si radunavano molti uccelli
per vedere e udire un solitario uccello esotico,
rinchiuso in gabbia, dalla voce e dai colori
finora sconosciuti a loro. Un uccello canoro
che cantava sommesso giorno e notte un mesto
canto. In una lingua diversa, ma comprensibile
a tutti. Sono un albero che cammina, corre, vola…
Un albero che cammina sulle mani e si contempla
nello specchio del cielo. Che corre nudo
tra i prati, tra due realtà e due sogni.
Che una volta vola sopra Sarajevo e la seconda
sopra Tomaj. Che tranne l’amore assurdo,
non ha né patria né paese natío. Che anche
quando germoglia e fiorisce, non smette di
appassire e di morire.
Traduzione Jolka Milič
Josip Osti
Drevo sem, ki hodi, teče, leti…
Drevo sem, ki hodi, teče, leti… Drevo,
ki se je, še samo ne vedoč kako, ker v
resnièni ljubezni ni nič razložljivo,
z juga našlo na severu, obkroženo z
drugačnim drevjem. Šele potem ga je s
koreninami iztrgala vojna nevihta. Nikdar
ne bo izvedelo, ali v snu ali
v resničnosti, ki je bolj morasta od
najbolj morastih sanj. Drevo sem, ki hodi,
teče, leti… Drevo, ki se ni prenehalo
čuditi prelepi kraški pokrajini in se
hkrati zgražati nad tistim, kar se je
dogajalo v njegovem rojstnem kraju.
Z ljudmi, drevesi, rožami, psi, mačkami…
Z domačimi in divjimi živalmi…
V mestih, vaseh, gozdovih… Drevo,
ki se je potilo, obsuto s poljubi sonca,
zmrzovalo in drhtelo pod močnim šibanjem
burje. V katerega krošnji, čez noč
posiveli, so se zbirale mnoge ptice,
da bi videle in slišale samotno, v kletko
zprto, po barvi in glasu do takrat njim
neznano, eksotično ptico. Ptico pevko,
ki je dan in noè tiho pela. V drugem
jeziku, vsem pa razumljivo, žalostno
pesem. Drevo sem, ki hodi, teče, leti…
Drevo, ki hodi po rokah in se ogleduje
v zrcalu neba. Ki golo teče po travnikih,
med dvema resničnostma in dvema snoma.
Ki leti enkrat nad Sarajevom, drugič
nad Tomajem. Ki, razen ljubezni nerazumne,
nima ne domovine ne rojstnega kraja. Ki,
tudi ko brsti in cveti, ne neha veneti in
umirati
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