La poesia della settimana è accompagnata da un bellissimo video. “Rimbaud” di Juan Carlos Mestre, è tratta dal volume “Museo della classe operaia” (Museo de la clase obrera). Nato nel 1957 a Villafranca del Bierzo e voce fondamentale del panorama poetico contemporaneo spagnolo, Juan Carlos Mestre è un cantastorie, creatore visionario di catene d’immagini nelle quali realtà e invenzione si intrecciano in atmosfere incantate, costruttore di assemblee di voci provenienti da ogni memoria o ricordo. È una voce di insolita profondità, guidata dalla necessità etica di quella che per lui è l’ultimo faro dell’utopia: la poesia. “Museo della classe operaia” scava tra le macerie del Novecento per liberarsi di tutti quei comportamenti estranei al dolore della rappresaglia. Contro la cultura dell’oblio, Mestre propone una dialettica della memoria per riscattare, tra le macerie, il volto anonimo della vittima e la dignità dell’umile. La poesia proposta è dedicata a Rimbaud, un poeta che lo spagnolo sente vicino. Il geniale poeta francese scrive in una lettera «Je dis qu’il faut être voyant, se faire voyant. Le Poète se fait voyant par un long, immense et raisonné dérèglement de tous les sens». In questa pagina il testo originale, la traduzione di Raffaella Marzano (dal volume “Museo della classe operaia“, Multimedia Edizioni, 2022) e soprattutto nel video la lettura di Juan Carlos Mestre, insieme a Cuco Pérez alla fisarmonica. Continua l’impegno di Casa della poesia e di Potlath per una cultura libera e condivisa.
Juan Carlos Mestre
Rimbaud
entrò nel bordello con la testa assetata, lì stava rimbaud con la gamba legata come una gallina e la testa nuda stava rimbaud tarlato come una canoa e con la lingua bianca nulla gli dissi cosa logora avrei potuto dire io a rimbaud la verità avrei potuto fingere di essere te ma non l’ho fatto avrei potuto fingere di essere lui ti giuro che ne avevo il talento
discreto in un angolino c’era la bestiolina di rimbaud con la zampa legata come una gallina e la testa nuda non troppo bello disposto questo sì a diventare violento era come un santo malato che dava fastidio in mezzo all’altare come amante non credo che avrebbe fatto più di una monaca cereo con le unghie sporche e puzzolente come una latta di petrolio rimbaud in persona scaccia le mosche dalla rosa putrefatta
non ho avuto il coraggio di passargli il libro che avevo appena presentato a un concorso l’ho visto terrorizzato dai turisti e dagli uomini che nascono vecchi non so cosa ci facessero tutte quelle persone lugubri a guardare rimbaud con la gamba legata come una gallina e la testa nuda io avevo perso il mio amore e stavo cercando la bella addormentata rifiutai il suo sguardo non sia mai mi lanciasse il machete con gli occhi chiusi rimbaud poteva colpire il bersaglio a cinque chilometri di distanza con gli occhi aperti conficcava la sua spada di legno fino all’elsa
io ero figlio di un padre alcolizzato e di madre sconosciuta mi sudavano le mani al vederlo circondato da delinquenti e saltimbanchi non osai chiedergli una prefazione per il libro con il quale avevo appena perso un concorso respirava a fatica come un letto sgualcito dietro le persiane abbassate stava seduto vicino allo specchio in cui le ragazze gentili si ritoccano gli zigomi con la zampa legata come una gallina e la testa nuda
tacere è bene ma una sua sola parola bastò a farmi ammalare
Traduzione: Raffaella Marzano
Juan Carlos Mestre
Rimbaud
entró la cabeza sedienta en la casa de las putas allí estaba rimbaud con la pata atada como una gallina y la cabeza desnuda estaba rimbaud carcomido como una canoa y con la lengua blanca nada le dije qué cosa deshilachada le hubiera dicho yo a rimbaud la verdad pude haberme hecho pasar por ti pero no lo hice pude hacerme pasar por él te juro me alcanzaba el talento
discreto en un rinconcito estaba el bicho de rimbaud con la pata atada como una gallina y la cabeza desnuda no demasiado guapo dispuesto eso sí a ponerse violento era como un santo enfermo estorbando en medio del altar como amante no creo que hubiera dado más juego que una monja ceroso con las uñas sucias y oliendo como una lata de petróleo rimbaud en persona espantando las moscas de la rosa podrida
no tuve valor de pasarle el libro que acababa de presentar a un concurso lo noté atemorizado con los turistas y con los hombres que nacen viejos no sé qué hacía toda esa gente lúgubre observando a rimbaud con la pata atada como una gallina y la cabeza desnuda yo había perdido a mi amor y buscaba a la bella durmiente le rehusé la mirada no fuera a ser que me lanzase el machete con los ojos cerrados rimbaud podía dar en el blanco
a cinco kilómetros con los ojos abiertos te metía su espada de palo hasta la empuñadura
yo era hijo de un padre alcohólico y de madre desconocida me sudaban las manos al verlo rodeado de delincuentes y saltimbanquis no me atreví a pedirle un prólogo para el libro con el que acababa de perder un concurso respiraba fatigosamente como una cama arrugada tras las persianas bajas estaba sentado cerca del espejo donde las chicas amables se retocan los pómulos con la pata atada como una gallina y la cabeza desnuda
callar es bueno pero una sola palabra suya bastó para enfermarme

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