La poesia della settimana è dedicata ad un grande poeta, tra i più rappresentativi (insieme al suo amico premio Nobel Seamus Heaney) della nuova poesia irlandese, Micheal Longley (Belfast, 1939). Nella sua poesia, tra i tanti temi, un rapporto d’amore con il mondo classico, con i suoi miti e soprattutto con l’opera omerica. La poesia scelta è una delle sue più famose e conosciute in Irlanda, “Cessate il fuoco / Ceasefire“, pubblicata nel 1994, dopo due giorni dall’annuncio del cessate il fuoco da parte dell’IRA. Il sonetto di 14 versi narra la storia del re Priamo che si reca da Achille per chiedere la restituzione del figlio Ettore, ucciso dal Pelide. Il vecchio Priamo bacia la mano di colui che gli ha ucciso il figlio ed è così la tregua (ceasefire), anche se, dice il poeta, “l’onestà della memoria esige che si precisi che la tregua di cui si parla nell’Iliade fu, appunto, solo una tregua, alla fine della quale il massacro riprese”. L’occasione è il volume di Michael Longley “Il maestro del lume di candela e altre poesie” appena pubblicato da Mondadori (a cura di Piero Boitani e Paolo Febbraro). La registrazione è presa dall’Irish Poetry Reading Archive. Continua l’impegno di Potlatch e di Casa della poesia per una cultura libera e condivisa.
Michael Longley
CESSATE IL FUOCO
I
In mente il suo stesso padre, mosso al pianto.
Achille prese il vecchio re per mano e piano
lo scostò da sé, ma Priamo si raccolse ai suoi piedi
e pianse con lui, colmando la tenda di mestizia.
II
Preso il corpo di Ettore fra le sue braccia Achille
si assicurò che fosse lavato e rivestito intorno
delle armi, che Priamo lo potesse riportare a Ilio,
adorno come un dono, al primo sciccare del giorno.
III
Quand’ebbero mangiato insieme, fu loro grato
come agli amanti mirare l’un dell’laltro la bellezza,
Achille simile a un dio, Priamo nobile d’aspetto
e conversevole, lui che fra i singhiozzi aveva detto:
IV
«Piego le mie ginocchia, acconsento al destino
e bacio la mano che ha ucciso mio figlio.»
(Traduzione di Piero Boitani e Paolo Febbraro)
Michael Longley
CEASEFIRE
I
Put in mind of his own father and moved to tears
Achilles took him by the hand and pushed the old king
Gently away, but Priam curled up at his feet and
Wept with him until their sadness filled the building.
II
Taking Hector’s corpse into his own hands Achilles
Made sure it was washed and, for the old king’s sake,
Laid out in uniform, ready for Priam to carry
Wrapped like a present home to Troy at daybreak.
III
When they had eaten together, it pleased them both
To stare at each other’s beauty as lovers might,
Achilles built like a god, Priam good-looking still
And full of conversation, who earlier had sighed:
IV
‘I get down on my knees and do what must be done
And kiss Achilles’ hand, the killer of my son.’
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