Per la poesia della settimana torniamo ad un monumento della poesia mondiale del Novecento e uno dei poeti più amati e letti al mondo, Pablo Neruda. La poesia scelta è la bellissima “Arte poetica“, nella classica traduzione di Giuseppe Bellini. Come al solito in questa pagina trovate anche il testo originale ma soprattutto l’intensa lettura dell’autore. Continua, anche in questo anno difficile, l’impegno di Casa della poesia e di Potlatch per una cultura libera e condivisa.
Pablo Neruda
Arte Poetica
Tra ombre e spazio, tra guarnigioni e donzelle,
dotato di cuor singolare e di sogni funesti,
precipitosamente pallido, appassito in fronte,
e con lutto di vedovo furioso per ogni giorno della mia vita,
ahi, per ogni acqua invisibile che bevo sonnolento
e per ogni suono che accolgo tremando,
ho la stessa sete assente, la stessa febbre fredda,
un udito che nasce, un’angustia indiretta,
che se arrivassero ladri o fantasmi,
e in un guscio di estensione fissa e profonda,
come un cameriere umiliato, come una campana un po’ roca,
come uno specchio vecchio, come un odor di casa sola
in cui gli ospiti entrano di notte perdutamente ebbri,
e c’è un odore di biancheria gettata al suolo, e un assenza di fiori
– e forse in un altro modo ancora meno malinconico –,
ma, la verità d’improvviso, il vento che sferza il mio petto,
le notti di sostanza infinita cadute nella mia camera,
il rumore di un giorno che arde con sacrificio
sollecitano ciò che di profetico è in me, con malinconia,
e c’è un colpo di oggetti che chiamano senza risposta
e un movimento senza tregua, e un nome confuso.
Traduzione: Giuseppe Bellini
Pablo Neruda
Arte poética
Entre sombra y espacio, entre guarniciones y doncellas,
dotado de corazón singular y sueños funestos,
precipitadamente pálido, marchito en la frente
y con luto de viudo furioso por cada día de vida,
ay, para cada agua invisible que bebo soñolientamente
y de todo sonido que acojo temblando,
tengo la misma sed ausente y la misma fiebre fría
un oído que nace, una angustia indirecta,
como si llegaran ladrones o fantasmas,
y en una cáscara de extensión fija y profunda,
como un camarero humillado, como una campana un poco ronca,
como un espejo viejo, como un olor de casa sola
en la que los huéspedes entran de noche perdidamente ebrios,
y hay un olor de ropa tirada al suelo, y una ausencia de flores
-posiblemente de otro modo aún menos melancólico-,
pero, la verdad, de pronto, el viento que azota mi pecho,
las noches de substancia infinita caídas en mi dormitorio,
el ruido de un día que arde con sacrificio
me piden lo profético que hay en mí, con melancolía
y un golpe de objetos que llaman sin ser respondidos
hay, y un movimiento sin tregua, y un nombre confuso.
Lascia un commento