La penultima “poesia della settimana” dell’anno è “Vuelo bajo / Volo basso” del poeta, scrittore, saggista uruguaiano Rafael Courtoisie. La traduzione è di Alessio Brandolini e come al solito qui in Potlatch potete leggere la poesia anche in lingua originale, ma soprattutto ascoltarla dalla voce di Courtoisie. La registrazione è stata realizzata a Sarajevo nel corso degli Incontri internazionali del 2008. L’Archivio sonoro di Casa della poesia è tra le raccolte più ampie a livello internazionale, sviluppando da molti anni questo progetto di conservazione e raccolta delle “voci della poesia”. Continua l’impegno di Casa della poesia per una cultura libera e condivisa.
Rafael Courtoisie
VOLO BASSO
Io voglio toccare gli occhi, il mondo
che si fa buio. Le putride
linee
della vita.
È tiepida la chioma d’un vetro?
Non hanno bocca?
Ognuno porta il suo lampo spento
la pietra di non esserci, sulle spalle.
Ma non parlerò più dei morti
parlerò delle proprietà del ferro:
gli avanza la fermezza e sogna oscuro.
È un metallo di terra
parco
non si ascolta
la sua voce che nel duro
permane
nella memoria delle cose
nella bocca dell’aria
il sapore del suo vino indurito.
Ma l’acido lo morde, l’acqua
finisce per lasciargli lividi,
minuziose
ferite incipienti.
Così cambia in aceto polveroso, in sale, in
niente del suo ossido d’autunno. Piove
sulla luna di ferro e questa pioggia
l’ascoltano soltanto i morti.
Quello che la poesia tocca, resuscita
Traduzione: Alessio Brandolini
Rafael Courtoisie
VUELO BAJO
Yo quiero tocar los ojos, el mundo
oscurecido. Las podridas
líneas
de la vida.
¿Es tibia la pelambre de un vidrio?
¿No tienen boca?
Cada uno lleva su relámpago apagado
la piedra de no estar, a cuestas.
Pero no voy a hablar más de lo muertos
hablaré de las propiedades del hierro:
le sobra la entereza y sueña oscuro.
Es un metal de tierra
parco
no se escucha
su voz más que en lo duro
permanece
en la memoria de la cosas
en la boca del aire
el sabor de su vino endurecido.
Pero el ácido lo muerde, el agua
acaba por dejarle mataduras,
minuciosas
heridas incipientes.
Así muda en vinagre polvoriento, en sal, en
nada de su óxido de otoño. Llueve
en la luna del hierro y esa lluvia
sólo la escuchan los muertos.
Lo que toca la poesía, resucita.
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