La prima “poesia della settimana” di novembre è dedicata a Tomaž Šalamun un grande poeta ed amico che ci ha lasciato qualche anno fa. La poesia scelta è “Acquedotto“. Šalamun è stato senza dubbio uno dei più autentici e originali poeti euopei degli utlimi decenni, pubblicato e apprezzato in tutto il mondo, il più “internazionale” dei poeti sloveni. Due i volumi bellissimi di Tomaž Šalamun che abbiamo avuto la fortuna di pubblicare “Il ragazzo e il cervo” (2002) e “Ballata per Metka Krašovec” (2011). La traduzione italiana di “Acquedotto” è della grande Jolka Milič e come al solito potete leggere in questo spazio la traduzione, la versione originale ma soprattutto ascoltare la lettura dell’autore, realizzata nel corso di “Salernopoesia“, nel 2004. La foto di copertina è di BoBo. Prosegue l’impegno di Casa della poesia e di Potlatch per una cultura libera e condivisa.
Tomaž Šalamun
Acquedotto
Sarei dovuto nascere nel 1884 a Trieste,
in Acquedotto, ma non ho potuto.
Mi ricordo una casa rosa di tre piani,
al pianterreno c’era il salotto arredato,
e il mio bisnonno, mio padre,
che come ogni mattina leggeva attento
le notizie della borsa, soffiava in aria
il fumo del sigaro e in un lampo
faceva i conti. Quando
ero già da tre mesi nel grembo della
mia bisnonna, ci fu una riunione
che ha rimandato il mio arrivo di due generazioni,
ha messo per iscritto la decisione,
ha messo il foglio bianco in una busta
e l’ha spedito all’archivio viennese.
Mi ricordo che dopo ho viaggiato a ritroso
verso la luce e lì, disteso sulla pancia
Ho visto un uomo alto, non più giovane,
che brontolando ispezionava gli scaffali,
prendeva qualcuno dallo scaffale vicino
e lo spingeva a forza con la testa
verso uno scivolo d’aria.
Avevo la sensazione di avere sette anni,
e che il mio sostituto, mio nonno,
fosse un po’ più vecchio, sui nove o dieci.
Ero rassicurato. Anche se tutto questo
mi commuoveva. Ricordo che per un po’
ero come malato, probabilmente per la luce
troppo forte, poi i polmoni, come delle borse,
sono tornati normali. Quando
raggiunsi il tono giusto mi addormentai.
Sapevo che avevo là sotto il mio corpo
e nel sonno l’avevo visto spesso. Era
un uomo dai movimenti lenti, coi baffi,
un sognatore che era stato banchiere tutta la vita.
Traduzione di Jolka Milič
Tomaž Šalamun
Acquedotto
Moral bi se roditi leta 1884 v Trstu,
na Acquedottu, pa se nisem mogel.
Spomnim se trinastropne rožnate hiše,
v pritlicju je bil salon s pohištvom,
in svojega pranonota, svojega oceta,
kako je vsako jutro napeto in pozorno
prebiral borzne novice, puhal dim cigare
v zrak in bliskovito racunal.
Ko sem bi že štiri mesece v trebuhu svoje
pranone, je bila seja, ki je moj
prihod odložila za dve generaciji,
odlocitev zapisala, dala svetleci list
papirja v kuverto, kuverto zapecatila
in jo poslala v dunajski arhiv.
Spomnim se, da sem po odlocitvi potoval
nazaj proti svetlemu, bil tam obrnjen na
trebuh in videl, kako je visoki, starejši
moški godrnjal, premerjal police, vzel nekoga
iz sosednje police in ga za glavo precej
mocno porinil proti zracni drzci.
Obcutek sem imel, da imam sedem let,
zamenjava, moj nono,
pa da je malo starejši, devet ali deset.
Bil sem pomirjen, obenem so me pa ti dogodki
Pretresli.
Spomnim se, da sem nekaj casa hiral,
verjetno zaradi premocne svetlobe,
potem pa so se pljuca, kot nekakšne torbe
lepo prijele, prišel je dan,
ko sem dosegel potrebni tonus in zaspal.
Vedel sem, da je spodaj moje telo
In sem ga v spanju veckrat videl.
Bilo je mož pocasnih kretenj, z brki,
vse življenje fantast, ceprav bancnik.
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