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Tomaž Šalamun: Il cervo / Jelen. La poesia della settimana (08/2020).

La “poesia della settimana” è dedicata a Tomaž Šalamun (1941-2014), un grande poeta ed amico che ci ha lasciato qualche anno fa. La poesia scelta è “Il cervo / Jelen“. Šalamun è stato senza dubbio uno dei più autentici e originali poeti europei degli ultimi decenni, pubblicato e apprezzato in tutto il mondo, il più “internazionale” dei poeti sloveni. Ha scritto di lui Edoardo Albinati:  “Tomas Salamun è un mostro?” Sicuramente è una persona fuori dagli standard della corporazione, generosa, galante, capace di witz e di slanci mistici del tutto privi di affettazione, che cammina e si muove elegantemente come i veneziani del tempo di Lord Byron. Le sue capacità linguistiche sono tremendamente acuite dalla curiosità e da una pietà sensuale per le immagini”. Due i volumi bellissimi di Tomaž Šalamun che abbiamo avuto la fortuna di pubblicare “Il ragazzo e il cervo” (2002) e “Ballata per Metka Krašovec” (2011). La traduzione italiana di  “Il cervo / Jelen” è di Darja Betocchi  e come al solito potete leggere in questo spazio la traduzione, la versione originale ma soprattutto ascoltare la lettura dell’autore, realizzata nel corso di “Salernopoesia“, nel 2004. Per l’occasione le registrazioni a disposizione sono due perché Tomaž in quell’occasione volle leggere la poesia anche in italiano. La foto di copertina è di Srdjan Zivulovic. Prosegue l’impegno di Casa della poesia e di Potlatch per una cultura libera e condivisa.

TOMAŽ ŠALAMUN

Il cervo

Terrificante roccia, bianco bianco desiderio.
Acqua che sgorghi dal sangue.
Mi si contragga la forma, si sbricioli il corpo,
perché tutto sia uno: scoria, ossa, un pugnello.
Mi bevi, e quasi mi svelli dall’anima il colore.
Mi trangugi, moscerino in un minuscolo battello
La mia testa informe dilaga, sento il formarsi
delle montagne, sento il nascere degli astri.
Hai sfilato il tuo vertice sotto di me, che sto lì.
Guarda, su in aria. In te, che adesso sei effuso e
mio. I tetti dorati s’inarcano sotto di noi,
foglie di pagoda. In enormi caramelle di seta,
sono – dolce e tenace. Spingo la nebbia nel tuo
fiato, il fiato nella divina testa nel mio giardino, cervo.

Traduzione: Darja Betocchi


Tomaž Šalamun

Jelen

Najstrašnejša skala, bela bela želja.
Voda, ki izviraš iz krvi.
Naj se mi oži oblika, naj mi zdrobi telo,
da bo vse v enem: žlindra, okostja, prgišče.
Piješ me, kot bi mi izdiral barvo duše.
Lokaš me, mušico v drobnem čolnu.
Razmazano glavo imam, čutim, kako so se
gore naredile, kako so se rodile zvezde.
Spodmaknil si mi svoje teme, tam stojim.
Poglej, v zraku. V tebi, ki si zdaj zlit in
moj. Zlate strehe se ukrivljajo pod nama,
pagodini listi. V ogromnih svilenih bonbonih
sem, nežen in trdoživ. Meglo ti potiskam v
sapo, sapo v božjo glavo v mojem vrtu, jelen.

Leggi di più su Tomaž Šalamun

Feb 23, 2020Sergio Iagulli
MARAM AL-MASRI: LETTERA DI UNA MADRE ARABA AL FIGLIOAdam Zagajewski: Prova a cantare il mondo mutilato / Spróbuj opiewać okaleczony świat

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Sergio Iagulli

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5 years ago La poesia della settimanala poesia della settimana, poesia slovena del Novecento, Tomaž Šalamun832
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