La “poesia della settimana” è dedicata a Tomaž Šalamun (1941-2014), un grande poeta ed amico che ci ha lasciato qualche anno fa. La poesia scelta è “Quattro domande alla mia malinconia / Stiri vprašanja melanholije“. Šalamun è stato senza dubbio uno dei più autentici e originali poeti europei degli ultimi decenni, pubblicato e apprezzato in tutto il mondo, il più “internazionale” dei poeti sloveni. Ha scritto di lui Edoardo Albinati: “Tomas Salamun è un mostro?” Sicuramente è una persona fuori dagli standard della corporazione, generosa, galante, capace di witz e di slanci mistici del tutto privi di affettazione, che cammina e si muove elegantemente come i veneziani del tempo di Lord Byron. Le sue capacità linguistiche sono tremendamente acuite dalla curiosità e da una pietà sensuale per le immagini”. Due i volumi bellissimi di Tomaž Šalamun che abbiamo avuto la fortuna di pubblicare “Il ragazzo e il cervo” (2002) e “Ballata per Metka KrašovecJolka Milič. (2011). La traduzione italiana della poesia è di Jolka Milič e come al solito potete leggere in questo spazio la traduzione, la versione originale ma soprattutto ascoltare la lettura dell’autore, con Paolo Porfiri alla chitarra, realizzata nel corso degli Incontri internazionali di poesia “Il cammino delle comete”, a Pistoia nel 2002. Le foto sono di Pier Paolo Iagulli. Prosegue l’impegno di Casa della poesia e di Potlatch per una cultura libera e condivisa.
Tomaž Šalamun
Quattro domande alla mia malinconia
Lo so. Ora andrai in guerra e calpesterai i fiori.
Mangerai le mele dure. Conterai i passi.
Ti ricorderai di tutta l’acqua che
scorre sotto il muschio. Sento una sirena. Un arco rosa
si disegna sulla montagna, mentre tornano le nostalgie,
le tue mani forti che stringevano la sua pelle liscia
sotto la camicia. I contadini faranno il vino calpestando
l’uva coi piedi, canteranno e festeggeranno.
Tu sei disteso con la testa sullo zaino e guardi
le tue gambe forti. L’acqua disegna i contorni. Sei disteso
sotto un melo, fra metri e metri di legna
tagliata, stivata per l’inverno. Dov’è il tuo coniglietto?
Cos’hai nello zaino? Perché mastichi i fili d’erba?
E perché sei triste? Il buio è già sceso nella tua
valle e adesso sbuffa l’ultimo treno per Bohinj.
Il tuo vicino friulano ti carica sul trattore
E ti porta sulle montagne. In cima potete riposarvi
E osservare il colore del cielo: il nero con il blu
che si sta spegnendo. Cambia ancora la pelle il tuo serpente
quando un fascio di luce ti illumina? Guardi ancora nel fitto del bosco?
Traduzione: Jolka Milič
Tomaž Šalamun
Stiri vprašanja melanholije
Vem. Na vojsko greš in stopal boš po rožah.
V ustih boš imel jabolka. Štel boš
korake. Zapomnil si boš vse kaplje, ki bodo
privrele izpod mahu. Sireno slišim. Kot roza
mašna pada cez goro, da vzkipi, razdraži tuja
hrepenenja in crna težka prgišca tvojih za
srajco zatlacenih svil. Kmetje bodo teptali
grozdje z nogami, prepevali in se družili.
Ti ležiš z glavo na brodzaku in stria v
svoj veliki krak. Voda obrise razlušci. Ob
jablani ležiš, ob metrih in metrih razsekanih
debel, zloženih za zimo. Kje je tvoj zajèek?
Kaj imaš v brodzaku? Zakaj žveciš bilke?
In zakaj si žalosten? Senca je že padla na
dolino, za Bohinj je že odsopihal zadnji
vlak. Naj te sosed Furlan zloži na traktor
in zapelje v goro. Na sedlu se spocijta
in primerjajta barve: že cisto crnega in
ugašajoce modrine. Se še lušci koža s tvoje
kace te obsije pramen? Ce stria v hosto?
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