Tony Harrison è considerato da molti il più importante poeta di lingua inglese degli ultimi decenni. Noi abbiamo la fortuna di averlo tra i nostri più cari amici e sostenitori, di averlo avuto più volte nei nostri progetti e come ospite nella residenza di Casa della poesia. In Potlatch trovate diverse sue poesie e letture. Oggi, vogliamo mettere in luce il suo straordinario lavoro di uomo di teatro, regista ed autore soprattutto di riscritture e reinterpretazione di opere classiche (importante i suoi lavori al teatro di Delfi). L’opera teatrale I kaiser di Carnuntum è stata scritta nel 1995 a Petronell in Austria in occasione del restauro dell’antico teatro romano sul Danubio e prende spunto dal passaggio in quei luoghi, tra Vienna e Bratislava, dell’imperatore Marco Aurelio, sua moglie Faustina e suo figlio. Come è stato possibile che il saggio imperatore stoico, Marco Aurelio e la dolce imperatrice Faustina abbiano potuto mettere al mondo un mostro sanguinario come Commodo? Nell’opera di Tony Harrison spicca questo monologo di Faustina, recitato in teatro e per noi nel corso di Napolipoesia, nel 2009, da Sian Thomas (attrice e compagna di vita del poeta). La traduzione è di Massimo Bacigalupo e fa parte del volume Einaudi In coda per Caronte. Prosegue l’impegno di Potlatch e di Casa della poesia per una cultura libera, indipendente, democratica, condivisa.
Tony Harrison
Faustina
I tuoi discepoli non tollerano il pensiero
Che tanto eroe abbia avuto un tale erede.
E per conservarti la fama di stoico salvatore
inventarono la storia del mio disonore.
L’icona stoica rimarrebbe intatta
se fosse bastardo un figlio di tal fatta.
Ma non posso contentare questi negatori
della paternità di tuo figlio. Paurosi mentitori!
Deificare l’uno e dannare l’altro
Vuol dire dannare me, madre senza biasimo.
Anche se ti ho castamente generato la prole
i tuoi agiografi hanno infangato il mio onore.
Sono passata alla storia come una puttana
perché non potevi avere una creatura disumana.
Ma solo io, Faustina, posso testimoniare
Che Commodo è figlio e Marco Aurelio padre.
Sappi che sono stata falsamente calunniata.
Solo con te mi sono coricata.
Ringrazia la sorte se ti è possibile salvare
la tua reputazione da una paternità tale;
a me una simile fuga non si dà.
Anche se il figlio sparge sangue senza pietà
la madre non può negare la sua maternità.
Neonati succhiarono dai nostri petti il caldo latte
prima di schizzare sangue su tutto l’atlante.
Per quanti confini essi vogliano infrangere
nulla può spezzare quel primo legame.
Sarei sollevata anch’io se la storia mi assolvesse
dalla taccia di aver generato questa belva.
A volte quando immagino di cullare
di nuovo il mio Commodo in fasce,
abbraccio carcasse dagli occhi sbarrati,
a cui nessun dondolio darà mai pace.
Sento le mie braccia appiccicose sostenere
carni dilaniate di tori e fiere,
membra avvolte di stracci insanguinati
di bandiere un tempo ardite, poi calpestate,
e devo aggiungere il mio amaro grido materno
alla nera ninnananna di questo inferno.
Insieme a Klara e a Rosa
ciascuna una mater dolorosa,
che culla le carni di altre madri a tonnellate
da Adolf e Benito sterminate,
e per Yekaterina, il cui infante
bevve latte e, con il nome di Stalin, sangue.
Gioverà al mondo fingere che il tuo sperma savio
non generò questo demone sanguinario?
Se sì, giurerò che Faustina la puttana
chiavò un gladiatore per strada.
E se giuro solennemente sulla mia promiscuità
segno un confine fra le vostre due romanità
ed erigo un futuro posto di frontiera
fra i due fantasmi, il filosofo e la fiera.
Lascerò che sulla mia lussuria si faccia un coro
pur di tenere distinte le età del ferro e dell’oro.
Se accetto che le calunnie abbiano via libera
il futuro potrà sperare e così sopravvivere?
Per liberare il sognatore dal figlio che gli dà noia
Giurerò al futuro: sono stata una troia!
Dall’opera teatrale: “The Kaisers of Carnuntum” (1995)
Faustina: Sian Thomas
Traduzione: Massimo Bacigalupo
Tony Harrison
Faustina
There are followers of yours who just can’t bear
to think that such a saint had such an heir.
And preserve your role as Stoic saviour,
invented my lascivious behaviour.
It would keep the Stoic icon undefiled,
if adultery had doomed me with this child.
Alas, I can’t collude with these deniers
of your son’s descent. They’re frightened liars.
To deify the one and demonize the other
in the end damns me, the blameless mother.
Though I bore you all your children and was chaste,
those who sanctify you had my fame debased.
History branded me the worst of wives and whores
because no one wanted to believe that he was yours.
But I, Faustina, am the only one
who knows that you’re his father, you his son.
Those libels and those slanders are untrue.
I never slept with anyone but you.
You should thank fortune you can free
your reputation from paternity,
such freedoms are impossible to me.
Even if her son sheds millions’ blood,
a mother can’t deny her motherhood.
As babes they pressed the warm milk from our pap
before they pumped men’s blood across the map.
Whatever boundaries they’ve gone beyond,
nothing ever breaks that early bond.
I’d relieved if history released
me too from the burden of having borne this beast.
Sometimes when I imagine that I hold
my Commodus again a one-year-old,
I cradle carcasses whose eyes can’t close,
to whom no gentle rocking brings repose.
I find my blood-flecked arms are full
of hacked-up bits of bear and bull,
meat bundled up in bloody rags
of boldly flown, but now abandoned flags,
and I have to add my bitter mother’s cry
to this abattoir’s black lullaby,
along with Klara and with Rosa,
each a mater dolorosa,
cradling Adolfo’s or Benito’s tons
of other mothers’ meat that once was sons,
and with Yekaterina, whose cradled darling
sucked milk, and then sucked blood as Joseph Stalin.
Would it help the world pretending your pure semen
did not create this blood-demented demon?
If it would, I’d swear the nympho whore Faustina
fucked a fighting man from the arena.
And if I swear my folly under oath,
it puts a boundary between you both,
and raises up a future frontier post
between the god-like and the gangster ghost.
I’ll let these stories go on being told
to keep apart the iron age and gold.
If I agree to let these slanders thrive,
will the future learn to hope, and thus survive?
To free the dreamer fouled by his son’s flaw,
I’ll swear to the future, «Yes, I was a whore!»
From: “The Kaisers of Carnuntum” (1995)
Faustina: Sian Thomas
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