La “poesia della settimana” è dedicata, nell’occasione del centenario della sua nascita, alla meravigliosa Wisława Szymborska (1923-2023). Premiata con il Nobel nel 1996 e con numerosi altri riconoscimenti, è considerata la più importante poetessa polacca del secondo Novecento e una delle più amate e lette dal pubblico della poesia di tutto il mondo. La poesia scelta è “Le tre parole più strane / Trzy słowa najdziwniejsze”, la traduzione è di Pietro Marchesani che ha curato per Adelphi la raccolta di tutte le sue poesie con il titolo “La gioia di scrivere” (1945-2009). «Nell’arco di poco più di un decennio – da quel non troppo lontano 1996 in cui fu insignita del Premio Nobel per la Letteratura – Wisława Szymborska è diventata un autore di culto anche in Italia. Né questo vasto successo deve meravigliare. Grazie a un’impavida sicurezza di tocco, la Szymborska sa infatti affrontare temi proibiti perché troppo battuti – l’amore, la morte e la vita in genere, anche e soprattutto nelle sue manifestazioni più irrilevanti – e trasformarli in versi di colloquiale naturalezza e ingannevole semplicità». Insieme alla bella traduzione, il testo originale e soprattutto la voce della poetessa di Cracovia scomparsa nel 2012. Prosegue l’impegno di Casa della poesia e di Potlatch per una cultura libera e condivisa.
WISŁAWA SZYMBORSKA
Le tre parole più strane
Quando pronuncio la parola Futuro,
la prima sillaba già va nel passato.
Quando pronuncio la parola Silenzio,
lo distruggo.
Quando pronuncio la parola Niente,
creo qualche cosa che non entra in alcun nulla.
Traduzione: Pietro Marchesani
WISŁAWA SZYMBORSKA
Trzy słowa najdziwniejsze
Kiedy wymawiam słowo Przyszłość,
pierwsza sylaba odchodzi już do przeszłości.
Kiedy wymawiam słowo Cisza,
niszczę ją.
Kiedy wymawiam słowo Nic,
stwarzam co, co nie mieści się w żadnym niebycie.
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