Il decano della poesia italiana contemporanea ci lascia. Giancarlo Majorino, vero maestro e amico caro, punto di riferimento per la ricerca poetica in Italia e per le arti e la ricerca culturale in genere e per tanti giovani degli anni ’70 con la curatela di quella straordinaria antologia “Poesia e realtà” pubblicata prima da Savelli e poi ampliata da Tropea. Nostro ospite in tanti eventi, uomo generoso ed elegante, acuto e gentile. Per raccontarlo e ricordarlo abbiamo scelto la poesia “andavamo tutti come fosse un’emigrazione…” che fa parte della raccolta Gli alleati viaggiatori pubblicata da Mondadori nel 2001. La registrazione è stata realizzata nel 2004 nel corso di Salernopoesia. Un abbraccio alla sua e nostra cara Enrica dagli “alleati viaggiatori” di Giancarlo.
andavamo tutti come fosse un’emigrazione
chi per acqua chi per terra, allarmati
notammo che un leone ci oltrepassava
ma era come quando nella tundra incendiata
fuggivamo insieme felini e prede uccelli e serpi
cos’era cosa poteva esser stato nulla ricordo
non fatti precisi non odor di bruciato migravamo
in ratti gusci motorizzati e caschi a piedi scalzi
da chi sa che mossi transitavamo nel piano sembrante discesa
così potevamo saremmo riusciti a scampare a arrivare ansando entro
quando? in tempo e non contavano orario e luogo transitare
occorreva, altro corpo! snello basso e tozzo su quattro sciolte zampe
quasi una lotta di molte zampe gambe
una testa bianca tra colli di giraffe
sandali orme zoccoli nella sabbia
nel suo trotto a zig zag cinghiale irsuto
con famiglia a fianco bimbo su bici
gara di motocicli chiatte e scafi accanto
una universale processione forte respirante
sbandata ma diretta senza macchine da presa
o per quegli apparecchi occhialuti ritrasmessa
eravamo dentro pure per noi scorreva noi fissi davanti
cosa preoccupava il rinoceronte con intorno il vuoto?
la mandria pelosa che panicata quasi s’ingoiava?
la coppia remante arti e respiro sotto forte ipnosi?
il caduto rischiava tutto ma
capitava e dopo un grido d’aiuto
quasi tranquillizzato si chetava
trafitto schiacciato
trafitto schiacciato, per le mosche
i fastidiosi insetti non v’era tempo
di notarli, né i canterini uccelli
dardeggianti vi saranno stati
non era il momento di ricercarli non era il momento
andava come l’acqua un’acqua umana
e animale a non si sa che pozzo tentando
abbandonando non si sa che male
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