Tra le tante aree di ricerca che Casa della poesia ha affrontato nel corso di questi venticinque anni, la scrittura nativa americana è stata importante per una serie di riflessioni sul rapporto fra dominanti e dominati, sulla espropriazione delle culture, sull’uso della lingua degli occupanti per far conoscere la propria cultura e le proprie tradizioni, sulla resistenza attraverso la scrittura e la cultura. Carter Revard, scrittore, poeta ed insegnante, Osage da parte di padre, considerato uno dei più importanti ed autorevoli scrittori nativi americani, è stato il nostro viatico in quel mondo. Noto anche con il nome Osage, Nom-Peh-Wah-La, è nato a Pawhuska, in Oklahoma nel 1931 e ci ha lasciati nel 2022. Ha insegnato all’Amherst College, la Washington University di St. Louis, l’Università di Tulsa e di Oklahoma. Insolitamente per un professore “nativo americano”, il focus principale del suo studio e della sua carriera è stato lo studio di manoscritti medievali inglesi e il loro contesto sociale. Ha anche prodotto lavori scientifici di linguistica (in particolare sulla transizione tra inglese medioevale e le forme successive del linguaggio) e in Letteratura nativa americana. Carter Revard è stato uno dei primi poeti internazionali ad aderire al progetto di Casa della poesia fin dall’anno di fondazione, il 1996.
La poesia che proponiamo questa settimana è “Scoperta del nuovo mondo / Discovery Of The New World”). La traduzione è di Raffaella Marzano e potete ascoltare la bella lettura del poeta (coglierete tutta l’ironia, ma purtroppo anche l’attualità del testo), insieme ai musicisti Riccardo Morpurgo (piano), Luca Colussi (percussioni), Marco Collazzoni (fiati), registrata a Sarajevo nel 2003. Continua l’impegno di Casa della poesia e di Potlatch per una cultura libera, indipendente, democratica, condivisa.
Carter Revard
Scoperta del Nuovo Mondo
Le creature incontrate questa mattina
si sono stupite della nostra pelle verde
e occhi scarlatti.
Mancano di antenne
e non si riesce far loro capire
che esse sono
il nostro leggittimo cibo e prede e schiave,
né pare possano imparare
che lo spazio occupato dal loro corpo ci serve per materializzare
i nostri assorbitori di ossigeno —
che esse suppongono siano creature
viventi e pensanti dapprima supplicate
come angeli, poi come diavoli,
quando vengono fiutate
da un assorbitore che si dilata
nel loro spazio.
La loro storia è sanguinata da una di esse
questa mattina mentre ne esaminavamo il cervello,
in arcobaleni olografici,
che noi abbiamo raccolto in una serie di leggende
decisamente interessanti —
questo è quanto, sebbene
i colori fossero proprio graziosi prima che noi li
facessimo confluire nel nostro tempo;
la variazione dell’azzurro sbiadì
dettagli insignificanti che non sarebbero rientrati
in nessuna delle nostre matrici di verità —
c’era, tuttavia,
una singolare eco visiva nella loro storia
del nostro arrivo sulla loro terra;
un certo generale Sherman aveva detto
di un gruppo di loro precisamente quanto
vi abbiamo detto a proposito di queste creature:
è nostro destinato stellizzare1 questo pianeta,
e loro non si STELLIZZERANNO,
quindi devono essere annientate.
ABBIAMO BISOGNO del loro spazio e azoto
che loro non sanno come usare,
né respirano ammoniaca, come facciamo noi;
né d’altra parte cederanno la loro “aria” spontaneamente,
è quindi chiaro,
indipendentemente dai nostri “accordi” stipulati questa mattina,
che noi dobbiamo ucciderle tutte:
meglio ripuliamo questo posto,
meno lavoro ci sarà la prossima volta.
Abbiamo finito di saccheggiare tutti i loro raccolti e provviste,
abbiamo ucciso i loro servi-carne, ora
dovranno venire all’interno dei recinti
e potremo usarle per i nostri studi definitivi
su come attacchi di cuore e cancri,
si diffondono tra di loro
dato che non ne sembrano immuni.
— Se non compissimo questa missione sarebbe triste
vedere queste creature indifese morire
recitando i loro sacri salmi e la dichiarazione dei diritti;
ma niente paura,
le ricchezze di questo pianeta ci appartengono
valgono qualsiasi pena altri possano provare.
Tra breve sgombreremo totalmente
il campo, come lo è oggi ai poli e poi
saremo al sicuro e ricchi e felici, qui, per sempre.
¹ Omologo, nelle intenzioni del poeta, a “civilizzare”. (N.d.T.)
Traduzione: Raffaella Marzano.
Carter Revard
Discovery Of The New World
The creatures that we met this morning
marveled at our green skins
and scarlet eyes.
They lack antennae
and can’t be made to grasp
your proclamtion that they are
our lawful food and prey and slaves
nor can they seem to learn
their body-space is needed to materialize
our oxygen-absorbers —
which they conceive are breathing
and thinking creatures whom they implore
at first as angels, then as devils,
when they are being snuffed out
by an absorber swelling
into their space.
Their history bled from one this morning,
while we were tasting his brain,
in holographic rainbows,
which we assembled into quiete an interesting
set of legends —
that’s all it came to, though
the colors were quite lovely before we
poured them into our time;
the blue shift bleached away
meaningless circumstances, and they would not fit
any of our truth-matrices —
there was, however,
a curious visual echo in they history
of our own coming to their earth;
a certain General Sherman said
aboutone group of them precisely what
we have been telling you about these creatures
it is our destiny to asterize this planet,
and they WILL not be asterized,
so they must be wiped out.
WE NEED their space and nitrogen
which they do not know how to use,
nor will they breathe ammonia, as we do;
yet they will not give up their “air” unforced,
so it is clear,
whatever our “agreements” made this morning,
we’ll have to kill them all:
the more we cook this orbit,
the fewer next time round.
We’re finished lazing all their crops and stores,
we’ve killing their meat-slaves, now
they’ll have to come into our pens
and we can use them for our final studies
of how our heart attacks and cancers spread
among them,
since they seem not immune to these.
— If we dindn’t have this mission it might be sad
to see such helpness creatures die
chanting their sacred psalms and bills of right; but
never fear,
the riches of this globe are ours
and worth whatever pains others may have to feel.
We’ll soon have it clared
completely, as it now is, at the poles, and then
we will be sale, and rich, and happy here, forever.
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